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Superbonus 110, dal 1° gennaio 2023 al 90% con tetto al reddito

Proroga di tre mesi per le villette

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Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha aperto ad una possibile modifica di tutti i bonus edilizi e in particolare del Superbonus. Si va verso una proroga per le unifamiliari al 31 marzo 2023, quindi di tre mesi rispetto alla scadenza fissata al 31 dicembre. Non solo. L’incentivo passerebbe dal 110% al 90% con vari scaglioni di reddito. Ma resta il peso di una misura che impegna in modo importanrte il governo. «I bonus edilizi stanno causando maggiori oneri rilevanti rispetto alle stime. L'incremento, sulla base delle informazioni al primo settembre, segnala uno scostamento complessivo di 37,8 miliardi sull'intero periodo di previsione. In questo modo si pregiudicano altri interventi». 

Le parole del ministro Giorgetti sono chiare. «Il superbonus sarà rivisto in modo selettivo, perché il governo non ritiene equo destinare una così ingente massa di risorse ad una limitatissima fetta dei cittadini. Non sottovaluto il contributo che ha dato la misura in una fase particolarmente critica dell'economia, ma è tempo per una riflessione comune», ha dichiarato l’esponente leghista. Sull’argomento si era già espressa la sottosegretaria all’Economia, Lucia Albano di Fratelli d’Italia, evidenziando come «il tema Superbonus sia sul tavolo, noi puntiamo a una semplificazione, a una razionalizzazione e sistematizzazione della misura. Nel frattempo, stiamo ascoltando le imprese e le aziende e stiamo cercando di capire le possibilità di sviluppo in tema di cessione del credito».

La soluzione su come modificare il superbonus, sfruttando la grande offerta edilizia, l’ha indicata Giorgetti rispondendo alle domande dei parlamentari in audizione sulla Nadef: «La grande possibilità offerta dal Repower Eu, quando sarà approvato, è quella di fare grande operazione, simile al 110%, per gli edifici pubblici. Dobbiamo dirottare tutta l'offerta che c'è nell'edilizia per mettere in condizioni di risparmio energetico tutta una serie di edifici pubblici».

La recente chiusura di Poste

Nei giorni scorsi sul Superbonus sono arrivati segnali di ulteriore frenata. A partire da lunedì 7 novembre Poste Italiane, che era tra i pochi istituti di credito a risultare ancora operativo nel business, ha annunciato sulla sua pagina dedicata che per il momento non accetterà nuove domande. «Il servizio di acquisto di crediti d’imposta ai sensi del DL 19 maggio 2020 n.34, convertito con modificazioni nella legge 17 luglio 2020 n.77 e s.m.i., è sospeso per l’apertura di nuove pratiche», si legge nella nota. La decisione arriva perché anzitutto c’è una capacità fiscale in esaurimento e quindi si preferisce non accettare nuove pratiche, per completare quelle già avviate. In secondo luogo ci sono le recenti sentenze di Cassazione che hanno evidenziato una nuova lacuna del meccanismo di cessione dei crediti edilizi, confermando la possibilità per l’Amministrazione finanziaria di effettuare il sequestro dei crediti nel caso sia avviata una procedura per sospetta frode nella cessione.

Riguardo la decisione di Pi, Il ministro Giorgetti ha dichiarato: «Non ho mai fatto né mai farò telefonate presso istituti privati o simili per fare cose contro gli interessi aziendali. Sulla cessione dei crediti non possiamo obbligare per legge le istituzioni finanziarie private o che agiscono come tali». Ricordiamo che Poste Italiane è una società per azioni è controllata per il 35% dalla Cassa Depositi e Prestiti e per il 29,3% dal ministero dell’Economia.

Sconfessata invece l’ipotesi Intesa Sanpaolo. Nella mattinata dell’8 novembre era circolata la notizia che l’istituto stava seguendo la strada di Poste Italiane e aveva iniziato a rifiutare le nuove richieste di cessione del credito. Intesa ha spiegato come «sta coinvolgendo le imprese per ampliare la propria capacità fiscale» e ha «siglato già due accordi con Autotorino per un valore fiscale pari a 200 milioni di euro e con Sideralba per 175 milioni, mentre sono in fase di sottoscrizione altri accordi».

L’intervento di Abi e Ance

Oggi Abi, l’associazione delle banche, e Ance (costruttori) hanno fatto sapere che insieme hanno scritto al Governo una lettera «per richiamare l’attenzione sulla gravità della situazione nella quale si trovano, oramai da mesi, migliaia di cittadini e imprese che hanno fatto affidamento su misure di incentivazione indirizzate verso l’efficientamento energetico e sismico nonché per altre attività connesse al nostro patrimonio immobiliare».

In particolare, scrivono i Presidenti Patuelli e Brancaccio, «occorre scongiurare al più presto una pesante crisi di liquidità per le imprese della filiera che rischia di condurle a gravi difficoltà a causa di crediti fiscali maturati e che in questo momento non è più possibile cedere, visti anche i limiti delle capienze fiscali».

Abi e Ance chiedono quindi una misura tempestiva e di carattere straordinario che consenta agli intermediari di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dagli intermediari.

Questa soluzione, scrivono i Presidenti di Abi e Ance, «permetterebbe agli intermediari di ampliare la loro capacità di acquisto di crediti certi e verificati dagli intermediari stessi, al momento non utilizzabili».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
12/11/2022 20:09:08


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