Notizie Nazionali Economia

Tartufo bianco d'Alba, prezzi alle stelle: si parte da 600 euro l'etto

I pezzi più piccoli non scendono sotto i 500 euro

Print Friendly and PDF

La frase, pronunciata a denti stretti da un commerciante albese di tartufi che mai svelerebbe il suo nome, è illuminante: “Non ho mai comprato così cara della roba così scarsa”. Per “roba” si intende tartufi bianchi, per cara si calcola che gli esemplari migliori, a partire dagli 80 grammi, costano al consumatore finale dai 600 euro l’etto in su, mentre i pezzi più piccoli non scendono comunque sotto i 500 euro. Prezzi schizzati alle stelle con un tempismo perfetto per l’apertura della 92ma Fiera internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, inaugurata (venerdì 7 ottobre) con un ospite davvero speciale come il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha ricevuto in dono dai trifolao albesi una pepita di circa un etto scovata dalle parti di Dogliani, terra natale di un altro presidente come Luigi Einaudi. “È la legge della domanda e dell’offerta – dicono i venditori che ad Alba hanno negozi simili alle gioiellerie, mentre il Mercato della Fiera è aperto nei weekend di ottobre e novembre, nel centrale Cortile della Maddalena -. I ristoratori, pur di soddisfare turisti e clienti, ci chiedono tartufi senza badare a spese. I cercatori lo sanno e alzano il prezzo. Quando, come quest’anno, la stagione autunnale inizia con poco prodotto in circolazione, è inevitabile che si crei questa dinamica. L’unica speranza è che tra qualche settimana la situazione migliori”. Ma è anche l’implacabile legge del clima in mutazione. “Purtroppo, la siccità di quest’estate sta presentando il conto e in generale il cambiamento climatico ci sta mettendo in seria difficoltà – dice Martina Aloi, giovane cercatrice 24enne di Montà d’Alba, tra le rocche sabbiose del Roero -. Il tartufo è una sentinella formidabile per comprendere lo stato di salute del bosco: se non c’è acqua, se il terreno è inquinato, se gli alberi non sono in forma, puoi scavare quanto vuoi, ma non ne troverai neanche l’ombra. Per questo da tempo facciamo la danza della pioggia, sperando che la situazione migliori tra qualche settimana”. In effetti, per il prezioso e sensibile fungo ipogeo che ama le nebbie autunnali, non c’è nulla di peggio di un suolo secco e duro. “Se la vendemmia è stata in anticipo, il tartufo sarà in ritardo” dice Mauro Carbone, direttore del Centro studi nazionale, che ha sede ad Alba. E spiega: “La pioggia è un elemento fondamentale per permettere al tuber magnatum pico il giusto sviluppo. Infatti, è necessario che il terreno di produzione sia umido sia nelle fasi di germinazione, sia in quella di maturazione. Solo così, dopo circa un mese e mezzo si può raccogliere un buon tartufo”. Dunque, per ora si registra molta apprensione tra gli addetti ai lavori, ma se arriveranno le attese piogge autunnali e una temperatura più fresca si potrà ancora recuperare qualcosa, soprattutto sul versante della qualità. La questione ambientale è ben chiara anche agli organizzatori della Fiera albese, che quest’anno come slogan lanciano un vero e proprio avvertimento: “Time in Up”, il tempo è scaduto. “Il percorso che abbiamo intrapreso già lo scorso anno continua ad avvicinare la nostra Fiera ai temi legati alla sostenibilità e ai rischi ai quali gli ecosistemi vanno incontro a causa del cambiamento climatico – spiega la presidente della Fiera di Alba, Liliana Allena -. Il tartufo è un indicatore della salute dell’ambiente: cresce spontaneo in simbiosi con le radici degli alberi, laddove le condizioni climatiche si presentino particolarmente favorevoli. Il 2022 ha segnato per il nostro paese e in particolare per il Piemonte una siccità senza precedenti. L’assenza di precipitazioni è un segnale preoccupante per l’ambiente, per le coltivazioni e anche per il tartufo, e l’edizione di quest’anno della Fiera intende sottolinearlo, senza nascondersi”. E rivolgendosi soprattutto ai più giovani, molto attenti al tema del climate change. “La sfida che la Fiera si propone di raccogliere è quella di essere sempre contemporanei: ci rendiamo conto che per l’urgenza delle tematiche del cambiamento climatico abbiamo la necessità di affrontare e stimolare una svolta culturale che necessariamente deve coinvolgere sempre di più le nuove generazioni. Perché i giovani non sono il futuro, ma il presente”.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
09/10/2022 20:00:07


Potrebbero anche interessarti:

Ultimi video:

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Bisogna essere registrati per lasciare un commento

Crea un account

Crea un nuovo account, è facile!


Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui ora.


Accedi

0 commenti alla notizia

Commenta per primo.

Archivio Economia

Fenomeno Lo/No, il boom del vino dealcolato: i giovanissimi lo vogliono >>>

I quattro scenari indicati nel Def che fanno paura al governo italiano >>>

Sale la soglia Isee per il bonus sociale per luce e gas >>>

Il governatore di Bankitalia fa sognare imprese e famiglie >>>

San Marino, è qui il nuovo paradiso fiscale: tasse al 6% per 10 anni >>>

Meno tasse per chi guadagna meno di 50mila euro: così può cambiare l'Irpef >>>

Vino Nobile di Montepulciano in salute: crescono produzione e mercato interno >>>

Angelo Gaja, il genio che ha cambiato il modo di fare il vino in Italia >>>

Bonus ristrutturazione 2024: dai beneficiari ai lavori ammessi. Tutto quello che c'è da sapere >>>

Case green: è allarme costi riqualificazione e svalutazione degli immobili >>>