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Mondo Politica: intervista a Emanuela Arcaleni che sostiene Luciana Bassini sindaco

"Basta con il declino di Città di Castello e le fallimentari politiche degli ultimi quindici anni"

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Cinque anni di opposizione a Città di Castello nelle file di Castello Cambia, assieme a Vincenzo Bucci: è questa la prima esperienza politico-amministrativa – oramai prossima al termine - di Emanuela Arcaleni, insegnante di professione, che comunque ha dimostrato molta determinazione nello svolgere il suo ruolo di consigliere comunale. Adesso, la Arcaleni ci riprova, sempre con Castello Cambia e a sostegno del candidato sindaco Luciana Bassini.

Cosa Le hanno insegnato questi cinque anni vissuti sugli scranni consiliari?

“Sono stati anni intensi, perché - come qualunque mio impegno - ho affrontato il ruolo in consiglio comunale con determinazione e umiltà, studiando molto. Ho quindi imparato molto: come funziona la macchina amministrativa, quante problematiche hanno i cittadini, quante risposte deve trovare un’amministrazione! Ma soprattutto ho cercato di fare mio il motto di Don Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne da soli è avarizia. Sortirne tutti insieme è politica”. Devo dire che cercare di tener fede a questo mi ha impegnato molto… ma ho anche imparato che è possibile e che la gente se ne accorge”.

Lei e il collega Vincenzo Bucci vi siete sempre battuti in nome della discontinuità nel modo di amministrare la cosa pubblica. Per quali motivi la candidatura a sindaco di Luciana Bassini – che faceva parte dell’amministrazione uscente – risponde a queste esigenze?

“La scelta di Castello Cambia è confluita sull’opportunità del cambiamento, per il quale da molti mesi avevamo già organizzato e costituito un coordinamento di forze politiche con 5 Stelle, Europa Verde e La Sinistra. Abbiamo inoltre rivendicato il rinnovamento del sistema politico fin dall’inizio del tavolo del centrosinistra, dove è prevalsa invece la volontà di disunire e di mantenere uomini e programmi che garantissero la status quo. La scelta di Luciana Bassini, persona indipendente capace di ascolto e condivisione, nonché di chiara e dimostrata competenza che ha ben operato con le sue deleghe al sociale, deriva anche dalla sua volontà di affermare un programma di innovazione, che gran parte riprende le proposte che noi abbiamo rivendicato in questa legislatura e indica una discontinuità di gestione e di partecipazione”.

Quali sono state le battaglie più importanti che Castello Cambia ha combattuto in sede istituzionale e con quali esiti?

“Il gruppo consiliare di Castello Cambia, formato da me e da Vincenzo Bucci, in questi cinque anni di legislatura ha affrontato tutte le materie che hanno caratterizzato la gestione amministrativa del Comune. Abbiamo presentato 79 atti, tra cui 25 interrogazioni, 20 interpellanze, 20 mozioni e 14 ordini del giorno: possiamo riconoscere di essere stati tra i più continui e proficui del consiglio comunale. Non solo sindacato ispettivo e di controllo, ma anche numerose proposte alternative, in particolare quelle sul piano regolatore, sul piano del commercio, sulla viabilità, sui servizi di tutela della salute e della sicurezza delle donne e contro la ludopatia; abbiamo scritto proposte specifiche sull’utilizzo del Lascito Mariani e sostenuto battaglie per la difesa della salute e dell’ambiente, quali quella per dotarci del regolamento sull'uso dei fitofarmaci e quella per sanificare Trestina dalle emissioni della Color Glass, nonché quella per istituire un tavolo interistituzionale sulla salute al fine di contrastare le cause dell’incidenza dei tumori in Altotevere. Abbiamo operato per un maggiore controllo delle partecipate Polisport e So.Ge.Pu. e per far emergere con trasparenza i dati della loro gestione. Infine, le battaglie sui diritti civili e l’integrazione, con un impegno costante ed alternativo che ci ha visti protagonisti di un'opposizione di merito e di contenuti”.

Tutti, sia nei due schieramenti di centrodestra come in quelli di centrosinistra, concordano su un punto: Città di Castello deve rialzare la testa in ambito regionale. Cosa però occorre fare?

“Se tutti concordano su questo punto, significa che riconoscono il declino della nostra città e il fallimento delle politiche di questi ultimi quindici anni. E’ evidente l’assoluta necessità di rilanciarla per riportarla con autorevolezza all’attenzione dovuta alla quarta città dell'Umbria nell'ambito della programmazione Regionale e Nazionale. Basta vedere il Pnrr della giunta regionale, cioè della destra leghista, che ha riservato all’Altotevere lo 0,6% dei fondi che arriveranno in Umbria. Ora si sperticano in promesse elettorali ma, quando hanno avuto la possibilità di suddividere i fondi, di Città di Castello si sono quasi dimenticati. Occorre invertire la tendenza, in particolare per uscire dall’isolamento cui siamo stati condannati dalla carenza di infrastrutture decenti e dalle “dimenticanze” della politica. Per far questo, occorre fare squadra: recuperare un’ottica di vallata e di raccordo vero con le amministrazioni dei Comuni altotiberini perché in un mondo globalizzato e interconnesso, soli non si va da nessuna parte”.

Le divisioni di schieramenti nel primo turno potrebbero diventare riunificazioni all’eventuale ballottaggio?

“La nostra proposta di rinnovamento non è di facciata, ma basata sui contenuti e sui metodi per modificare radicalmente il sistema di governo della città, introducendo la questione dei criteri di merito per le nomine e per i ruoli di governo, la trasparenza nelle scelte, la collegialità delle decisioni, i principi dell’inclusione, del sostegno al lavoro e della transizione ecologica come prioritari. Abbiamo scritto un programma innovativo, aperto alla partecipazione a cui dedicheremo un nuovo assessorato, come un anche un nuovo Ufficio Europeo per l’attrazione dei fondi. Per questo, per noi eventuali accordi potranno essere fatti sui contenuti e sui principi cardine condivisi dell’azione politica, non sulle appartenenze o sui personalismi”.

C’è anche un solo motivo per il quale Lei vorrebbe continuare a sedere in consiglio comunale per altri cinque anni?

“Io non ho alcuna “necessità” di rimanere in politica: svolgo una professione che amo, ho molti interessi nella formazione, molte passioni in cui spendere il mio (poco) tempo libero… ma la più forte è quella civica e ciò che mi spinge a continuare è la volontà molto forte di contribuire, nel mio piccolo, a cambiare le cose che non vanno, a migliorare il “pezzetto” di mondo in cui vivo. Se potrò farlo, dipenderà dal consenso dei tifernati, ma, se ciò non si realizzasse, io non avrei alcun rimpianto: avrò fatto il possibile”.

Redazione
© Riproduzione riservata
23/09/2021 10:44:08


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