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Molestie sessuali, il tribunale di New York al principe Andrea: “La smetta di nascondersi”

Il figlio della regina Elisabetta sta ostacolando il processo intentato da Virginia Roberts Giuffrè

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Il principe Andrea è in guai molto seri dopo che il giudice di New York gli ha di fatto ingiunto di smetterla di scappare e di farsi finalmente consegnare gli atti del processo intentato da Virginia Roberts Giuffrè, la donna che lo accusa di avere avuto rapporti sessuali con lei nel 2000, quando aveva 17 anni ed era ancora minorenne. Il giudice Lewis Kaplan ha sentenziato che la consegna degli atti agli avvocati di Los Angeles del Principe va considerata legale. Andrea sosteneva di non avere autorizzato i difensori a ricevere le carte.  

Il terzogenito della regina Elisabetta ha assunto in California l’avvocato Andrew Brettler, socio del rinomato studio Lavely & Singer, quello che risolve ogni problema degli attori di Hollywood. Brettler ha difeso tra gli altri l’attore Armie Hammer, accusato di abusi sessuali e di cannibalismo feticista, il regista Bryan Singer, accusato di pedofilia, l’attore Danny Masterson, accusato di stupro, e il cantante Ryan Adams, accusato di molestie da numerose donne.  Secondo il celebre avvocato, con il movimento MeToo sono proliferate le “presunzioni di illeciti basate solo su un’accusa”. “A volte – ha spiegato -, la migliore difesa è non fare nulla, è accettare la punizione o qualsiasi decisione presa dal tribunale, stare zitti e cercare di migliorare te stesso come persona. Porgi tutte le scuse necessarie, ma in privato”. Brettler lavorerà a stretto contatto con il team legale britannico di Andrea, guidato da Gary Bloxsome, dello studio Blackfords.   

Per la prima volta, hanno detto fonti di palazzo al “Daily Mirror”, il Principe è seriamente preoccupato. Per bene che vada, questa storia gli costerà decine di milioni di sterline in spese legali. Se poi Virginia Roberts riuscisse a convincere la giuria e lui fosse condannato, dovrà pagare alla donna altre centinaia di milioni di dollari come risarcimento. Non ha tutti questi soldi e di certo non sarà sua madre a prestarglieli. Per questo finora ha cercato in tutti i modi di sfuggire agli inviati della sua accusatrice, che lo hanno inseguito persino nelle sue passeggiate a cavallo nel parco di Windsor pur di riuscire a consegnargli gli atti, come prevede la convenzione dell’Aja per gli accusati residenti all’estero. Se la notifica non fosse avvenuta entro 120 giorni, Andrea avrebbe potuto invocare la nullità dell’azione giudiziaria.  

Una prima consegna, avvenuta il 27 agosto alle guardie del cancello del Royal Lodge nel quale risiede Andrea, è stata contestata dai suoi legali inglesi, sostenendo che le guardie non erano autorizzate a ricevere plichi per conto del Principe. Ma il giudice di New York, nella prima udienza avvenuta giorni fa in teleconferenza, ha fatto sapere a tutti che intende badare alla sostanza, e non ai cavilli legali. Giovedì ha infine sentenziato che la consegna allo studio legale californiano di Andrea è legittima e che il processo andrà avanti.  

Gli avvocati americani del Principe stanno anche cercando di avere accesso a un accordo finanziario transattivo che Virginia Roberts avrebbe firmato nel 2009 con il suo ex sfruttatore, il pedofilo Jeffrey Epstein, suicidatosi in carcere nel 2019. L’accordo conterrebbe clausole che impedirebbero a Roberts di denunciare Andrea o altri personaggi eventualmente coinvolti nello squallido giro di minorenni a Londra, New York e nell’isola caraibica di Epstein, frequentata anche da Bill Gates e Bill Clinton. Il mese scorso, Roberts ha accettato di ritirare una denuncia per aggressione sessuale contro l'avvocato americano Alan Dershowitz, il quale ha chiesto di avere accesso al testo dell’accordo anche per aiutare Andrea a togliersi dai guai. Il giudice Loretta Preska, della corte di Manhattan, ha autorizzato adesso il Principe a cercare informazioni a sostegno della tesi secondo cui questo accordo non consente di procedere contro di lui. 

A forza di cavilli, il processo potrebbe durare anni e potrebbe costare davvero una fortuna, riducendo Andrea sul lastrico. Potrebbe finire come finì nella causa a New York per l’affondamento dell’Andrea Doria: quando le parcelle degli avvocati superarono il valore delle navi, gli armatori che si accusavano a vicenda decisero che era meglio mettersi d’accordo fra di loro. 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
17/09/2021 13:56:07


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