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In aula gli ex terroristi rossi: “Innocenti, restiamo a Parigi”

La prima udienza per l’estradizione dei nove fermati la scorsa settimana

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«Ho fatto dieci anni di carcere tra Italia e Francia. E trenta di esilio, una pena senza sconti, né grazie, che ti impedisce di tornare nella tua terra». Ha pronunciato queste parole, la sua versione dei fatti, Marina Petrella, negli anni di piombo una delle responsabili della colonna romana delle Brigate Rosse (e personaggio chiave durante il sequestro Moro). E’ entrata nell’aula della Corte di appello di Parigi mercoledì, dove per lei e altri otto ex terroristi italiani, che da più di trent’anni vivono indisturbati in Francia, si è tenuta la prima udienza della procedura di estradizione verso l’Italia. «Compassione per tutte le famiglie coinvolte, compresa la mia», ha quindi dello Marina Petrella. Tra gli 8 alla sbarra anche Giorgio Pietrostefani, mandante dell’omicidio Calabresi, che non ha voluto parlare con i giornalisti, e Roberta Cappelli, altra ex «agguerrita» delle Br romane. L’udienza è stata una formalità: il giudice ha verificato l’identità delle nove persone e ha chiesto loro se volessero essere estradati in Italia (come previsto, hanno risposto di no, dichiarandosi tutti innocenti). È iniziato così un iter che potrebbe durare due o tre anni. La prossima udienza sarà a giugno. 

È stato il presidente francese Emmanuel Macron a dare il via libera, spinto dal ministro della Giustizia Eric Dupond-Moretti, all’esame di dieci domande di estradizione avanzate da Roma. Nei giorni scorsi il ministro aveva replicato agli esponenti della sinistra francese e ad alcuni intellettuali che difendono le ragioni di chi si oppone all’estradizione dicendo: «Noi avremmo accettato che uno degli autori dell'attentato al Bataclan andasse a vivere 40 anni, tranquillamente, in Italia? Cosa dice il signor Melenchon? Questo è il vecchio gauchismo, con una morale a volte curiosa», ha detto il ministro.

Nove degli ex terroristi sono stati fermati e poi messi in libertà vigilata. Ma il decimo, un altro ex delle Br romane, Maurizio Di Marzio, è ancora in fuga. Ieri in aula era presente Irène Terrel, avvocata storica di una parte degli ex terroristi. Ha detto: «Alla fine vorrei che mi dicessero “basta, è finita”, invece di ricominciare tutto ogni dieci anni: questi ritorni al passato cominciano a diventare surreali. Sono costretta a requisitorie sugli stessi temi».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
06/05/2021 05:49:22


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