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Mondo Politica: intervista a Claudio Marcelli sindaco di Pieve Santo Stefano
"La risistemazione della vecchia 3 bis per noi é un obbiettivo primario"
Vice di Albano Bragagni per 19 anni, è stato anche consigliere provinciale ad Arezzo e dal maggio del 2019 è sindaco di Pieve Santo Stefano, nel segno di una continuità amministrativa che ha trasformato in virtuoso il Comune valtiberino dopo i gravi problemi finanziari nei quali si era ritrovato nel 2009. Stiamo parlando di Claudio Marcelli, arrivato a ricoprire il ruolo di primo cittadino con già appresso una lunga e comprovata esperienza. L’operatività non manca a Pieve, anche se il Covid-19 ha inevitabilmente condizionato l’attività dell’ente.
Marcelli, come è stata gestita a livello generale la pandemia a Pieve Santo Stefano?
“La prima ondata ha portato 6 casi e tanta apprensione, la seconda 65 casi e molta meno preoccupazione. La popolazione ha seguito le indicazioni e comunque nella maggior parte dei casi si è trattato di contagi in ambito familiare, vedi in particolare figli o persone che studiano o lavorano fuori Pieve e che hanno “importato” il virus. Nella casa di riposo, che abbiamo precauzionalmente chiuso fin dall’inizio, si sono verificati tre casi che hanno riguardato gli operatori, ma che sono stati prontamente circoscritti, anche perché loro per primi si sono responsabilmente isolati. Vuol dire che le migliaia di euro spese dal Comune per la fornitura di ausili sono state utilizzate”.
Lei è sindaco da poco più di un anno e mezzo: quanto ha inciso il Covid-19 nell’attività amministrativa?
“Purtroppo per i sindaci dei Comuni di dimensione medio-piccola, la pandemia è destinata a distruggere i cinque anni di amministrazione, perché vi sarà da fare i conti con problemi di bilancio. Noi a Pieve, per esempio, non abbiamo fatto pagare la Tari, ma Sei Toscana ha preteso ugualmente la sua entrata. Abbiamo esentato gli operatori dal pagamento di Tosap e Cosap e sono crollate le entrate dovute alle inserzioni pubblicitarie, così come sono crollati fino a zero gli incassi del tpl (trasporto pubblico locale) e della mensa. Anche nella casa di riposo, eravamo abituati ad avere 40 ospiti: adesso sono intorno ai 30-35 e ogni singola persona procura un’entrata di 3mila euro al mese. Il Comune di Pieve reggerà il colpo grosso grazie alla tutela del risparmio degli anni passati, ma credo che le conseguenze si pagheranno nel 2021 e nel 2022”.
Alla luce di quanto ha appena sottolineato, la programmazione del 2021 rischia quindi di essere ridimensionata?
“Riusciremo comunque a fare investimenti nell’anno in corso e anche importanti, perché amplieremo la rete del metano, per un importo di 160mila euro. Completeremo poi l'edificio multifunzionale all’ingresso del paese, se non altro per dare un’immagine migliore di Pieve. Per entrambe le operazioni faremo ricorso a mutui, procedura che a Pieve non era più seguita dal 2009. Vi sono poi finanziamenti ai vari livelli per interventi su strade e pubblica illuminazione. I cittadini pievani possono contare su un’amministrazione dotata di una grande eredità parsimoniosa”.
Cammini di Francesco: un’opportunità da sfruttare in chiave turistica e Pieve Santo Stefano sta dimostrando di crederci forse più di altri Comuni. Di chi il merito?
“Dei pievani. Pieve dimostra in effetti di crederci, anche se non posso dire se in misura più o meno maggiore di altre realtà. La nostra fortuna è quella di avere associazioni molto attive che si adoperano con serietà e che si rapportano con l’assessore Luca Gradi. L’esempio virtuoso è quello dell’eremo di Cerbaiolo, un luogo storico-religioso recuperato nel migliore dei modi grazie alla volontà della nostra gente”.
L’inizio dei lavori di ripristino della ex statale 3 bis a nord di Valsavignone è l’altro grande obiettivo del 2021?
“Lo spero. Siamo costantemente in contatto con gli uffici della Regione per l’ultimo documento che manca da consegnare ad Anas. Il problema è che la risistemazione della vecchia 3 bis rientra fra i lavori ordinari e non urgenti segnati in agenda dall’Anas. Direi però che, dopo due anni, anche l’ordinario abbia cominciato a maturare un minimo di priorità”.
Una previsione sul desiderio che abbiamo tutti: quando ci libereremo di questa “benedetta” pandemia?
“Dico che fino a quando non avremo raggiunto il 60% della popolazione vaccinata sarà complicato venirne fuori. E questo traguardo dovrà essere raggiunto entro agosto, perché altrimenti in settembre il virus ricomincerà a correre e l’efficacia del vaccino iniettato in gennaio potrebbe tornare a essere nulla, quindi qualcuno potrebbe tornare a rischio. Dovrebbe poi, a mio avviso, essere varato un piano di vaccinazione nel quale lo Stato conceda la facoltà di operare a chiunque sia in grado di fare una iniezione. E in conclusione preciso: sono fra i primi a mettermi in lista per la vaccinazione
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