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Bilancio di fine anno della Cisl: 2020 difficile per tutta la regione

Fondi di investimento attenzionano aziende nel settore manifatturiero

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Fra mille ed una difficoltà siamo arrivati alla fine di questo 2020. Un annus horribilis, forse uno dei peggiori del dopoguerra, che ha piegato come non mai il mondo del lavoro e si è quasi portato via una intera generazione: quella che, con sacrifici e privazioni, ha ricostruito e fatto rinascere e il Paese dalle macerie del secondo conflitto mondiale. Un anno che i futuri libri di storia non mancheranno di analizzare per come ha tenuto sotto scacco il mondo intero!

Il sindacato, al pari di qualsiasi altra organizzazione, ha cercato di tenere botta e, con i mezzi consentiti, ha supportato i propri iscritti e tutti coloro che durante i mesi della pandemia si sono rivolti per avere servizi. Nonostante le difficoltà nessuno è stato lasciato solo!

Un anno difficile, dunque, che non ci esime di fare una anali, dichiara Marco Salvini segretario provinciale CISL Arezzo, cioè un bilancio di valutazione sulla situazione socio/economica della nostra provincia allargando, anche, lo sguardo a tutta la Toscana.

Il primo dato di riferimento è al 31 agosto 2020 dove in regione il numero dei dipendenti segna un calo di 47.000 unità rispetto al 2019. Nello specifico tra Maggio e la fine di Giugno vi è stato un aumento di 30.000 dipendenti, 20.000 dei quali nelle aree del turismo balneare e agriturismo, questo risultato è stato azzerato dalla chiusura dei contratti a termine della scuola a fine Giugno, e dai risultati negativi, tra Luglio ed Agosto dei settori industriali e del commercio.

I territori della Toscana che hanno perso di più rispetto al 2019 sono le aree dove è presente il turismo balneare -7,2%, contro -2,6% dei sistemi a specializzazione manifatturiera.

Il blocco dei licenziamenti economici spiega la “tenuta” del lavoro nell’industria. In questo settore è molto diffuso il lavoro stabile e la stasi delle cessazioni ha compensato la caduta di avviamenti e trasformazioni.

I 47.000 dipendenti in meno rispetto al 2019 sono il risultato di -54.000 contratti a termine e +7.000 indeterminati.

In genere i giovani e le donne immigrate sono le categorie più colpite dalla crisi occupazionale, perché maggiormente impegnate nel turismo, commercio o servizi alla persona e in misura elevata con contratti a termine.

In questo quadro Arezzo si colloca in Toscana per un primato di incremento percentuale di ore autorizzate di cassa integrazione +128% tra il primo ed il secondo trimestre 2020.

Abbiamo sempre guardato alla edilizia come un settore spia della nostra economia, anche in questo caso gli ultimi aggiornamenti che ci vengono dal Falea (cassa artigiana) ci dicono che i dipendenti sono leggermente aumentati: nell’agosto 2019 erano 1148, nell’agosto 2020 sono 1177, ma la massa salari è stata nettamente inferiore rispetto all’anno precedente di circa 2.000.000 €. rispetto ai 17.800.000 annui complessivi dell’anno precedente. Segno evidente che anche in questo settore la cassa integrazione ha fatto la differenza.

Nonostante la legislazione incentivante sui lavori di ristrutturazione c’è lentezza nella ripartenza perché nei lavori al chiuso i proprietari tendono a rimandare la partenza dei lavori in attesa di notizie migliori sulla pandemia.

I soggetti in cerca di lavoro in stato di disoccupazione per il Centro per l’impiego 2019/2020 sono sostanzialmente stabili senza variazioni significative, segno che la pandemia ha congelato il mercato del lavoro intorno alle 50.000 iscrizioni in provincia di Arezzo.

Da una ricognizione sui vari settori emerge un quadro non omogeneo: il settore metalmeccanico è molto più vitale in questo secondo semestre 2020 rispetto al primo, mentre il settore orafo rimane in uno stato di crisi profonda dovuta non solo al Coronavirus; l’agroalimentare, che nel primo semestre non aveva avuto segnali di difficoltà, vede un certo assestamento con alcune aziende che ricorrono alla Cig in questa seconda parte dell’anno; nel settore moda le grandi griffes hanno teso a internalizzare il meno lavoro scaricando il problema soprattutto nelle imprese fasoniste e ricorrendo a  periodi di cassa integrazione.

Quello che però sottolineiamo come elemento di novità in questa fase difficile e delicata è che il nostro tessuto manifatturiero provinciale è stato attenzionato da alcuni fondi di investimento che hanno cambiato gli assetti societari di alcune imprese (Unomaglia, SirapGema,…) segno, secondo noi, di un interesse degli investitori che ci fa guardare al futuro con meno pessimismo. Certo, questo non ci fa sottacere le difficoltà di alcune imprese spinte alla chiusura dal colpo definitivo di questa pandemia. Soffrono, soprattutto, le piccole realtà artigianali, commerciali, dei servizi e ristorazione.

Abbiamo in questa fase chiesto al Governo di prorogare al massimo le leggi per impedire i licenziamenti e finanziare la cassa integrazione, la nostra provincia è stata purtroppo ai primi posti in Toscana per usufruire questi ammortizzatori sociali.

Abbiamo tenuto sempre aperte le nostre sedi per rispondere con i nostri servizi INAS e CAF alle esigenze di assistenza per le richieste sociali e fiscali tese ad ottenere i vari sussidi emanati dal Governo per la pandemia.

Ci auguriamo, conclude il segretario Salvini, di uscire completamente da questa situazione di congelamento generale dell’economia del lavoro e della vita delle persone.

Redazione
© Riproduzione riservata
28/12/2020 17:17:27


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