Mondo Economia: intervista a Chiara Cascianini di Confesercenti Valtiberina

Essendo la responsabile zonale di un’associazione di categoria, è sempre in grado di verificare il termometro della situazione. Chiara Cascianini lo è da anni di Confesercenti Valtiberina e conosce bene le dinamiche del comparto in una città come Sansepolcro, nella quale il commercio è parte della sua storia, ma che dai tempi della grande crisi economica non è più riuscito a tornare ai livelli precedenti e che ora deve fare i conti con il Covid-19, non dimenticando il contesto generale di una realtà caratterizzata dalla forte presenza della grande distribuzione.

Cascianini, la situazione ante e post Covid-19 a Sansepolcro: sono diverse le attività commerciali a rischio chiusura?

“Ogni azienda a una storia a sé che ne determina la fragilità. Sicuramente il periodo che stiamo affrontando è difficile per tutte le attività economiche. Confidiamo sul fatto che possano resistere a questa emergenza e che poi possano trovare lo slancio per ripartire. Sicuramente, le imprese dei settori in crisi da tempo e le start up che si sono fin da subito trovate ad affrontare un  periodo così difficile, sono più fragili”.  

Ci sono settori merceologici particolarmente a rischio, che magari hanno avvertito di più la botta?

“La crisi è diffusa e generalizzata, quindi tutti i settori sono in crisi. Tutti i settori sono coinvolti, nessuno è stato risparmiato. Sicuramente i settori che l’hanno avvertita di più sono quelli che hanno maggiori restrizioni e che si sono visti limitare le opportunità di vendita e anche chi ha come competitor l’e-commerce. Anche chi ha la possibilità di tenere aperto, fa i conti con la mancanza di passeggio per le strade e comunque con la riduzione di fatturato ad esempio per mancanza di forniture nel settore della ristorazione”.
Fra le conseguenze postume della pandemia, cosa temete di più: l’ulteriore impennata del commercio elettronico?

“Teniamo che la crisi generata dal Covid-19 porti a una riduzione dei consumi. Una preoccupante realtà che possa consolidarsi anche a causa della riduzione della disponibilità delle famiglie e a causa della mancanza di lavoro. Il commercio online - e mi riferisco quello dei grandi player e non a quello dei negozi di vicinato che affiancano le vendite web a quelle tradizionali - rappresenta una concorrenza sleale a causa di regole vantaggiose per i grandi player”.

Stiamo vedendo le luminarie già posizionate sulle principali strade del centro storico di Sansepolcro: è per forza di cose l’unica iniziativa di quest’anno, sperando che dopo il 3 dicembre la situazione possa di nuovo cambiare?

“Non possiamo permetterci di rinunciare al Natale. Vogliamo riaprire il 4 dicembre. Confesercenti sta chiedendo al premier Conte di allentare le restrizioni. I negozi sono in  grado di aprire in sicurezza  e garantire il rispetto delle regole anti-contagio. Lo abbiamo già dimostrato nei mesi scorsi. È poi importante che le famiglie riscoprano il piacere di fare shopping per le strade dei nostri borghi che presto torneranno ad essere vivibili ed accoglienti. La Confesercenti sta sensibilizzando per promuovere acquisti nei centri storici e nei negozi di vicinato e tradizionali per far sopravvivere non solo il tessuto economico ma anche sociale. I nostri ristoratori, i pubblici esercizi, i commercianti hanno tante idee per promuovere i loro prodotti anche sui social per mantenere accese le loro vetrine. Sono certa che saranno in grado di stupirci, perchè ognuno ha tanta professionalità e esperienza”. 

Preoccupati dall’eventualità di un nuovo centro commerciale a Sansepolcro?

“Stiamo vigilando. Non nascondiamo la preoccupazione. Confesercenti da sempre porta avanti la battaglia con la quale mira a evitare che ogni area dismessa debba essere riconvertita con un centro commerciale. Non è una scelta accettabile: se vogliamo proteggere il contesto urbano e i negozi di vicinato dei centri storici e dei borghi della Valtiberina. Fra l’altro, a Sansepolcro già vi sono sufficienti strutture di media e grande dimensione e quindi riteniamo che non vi sia un bacino di utenza che possa giustificare l’ennesima maxi struttura commerciale”.

Sperando che non vi sia una terza ondata del virus, su tempi e importi dei ristori sarete stavolta più rigidi?  

“I ristori distribuiti per categorie merceologiche non vanno assolutamente bene. Abbiamo promosso una raccolta firme per dire a Conte di prevedere i ristori a tutte le attività in base alla riduzione del fatturato e non sulla base dei codici Ateco. Ad essere penalizzate sono anche le attività rimaste aperte, come gli alimentari, che - pur essendo consentita la vendita - registrano forti cali di fatturato per la mancanza di forniture, per esempio, ai ristoranti”.