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Mondo Politica: intervista a Daniela Frullani ex sindaco di Sansepolcro

"La politica sta cambiando, stiamo tornando al bipolarismo"

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Le dinamiche politiche locali, in particolare a Sansepolcro, viste da Daniela Frullani, che dopo essere stata sindaco del Comune biturgense (in precedenza lo era stata del Comune di San Giustino), ha ricoperto il ruolo di consigliere e assessore nella Provincia di Perugia fino al 2011, per poi passare alla guida amministrativa di Sansepolcro. Come noto, da quando ha lasciato l’incarico di consigliere comunale – era il dicembre 2018 – la Frullani non occupa più alcun ruolo istituzionale, anche se non ha abbandonato il suo impegno in politica. 

Frullani, a mente fredda quale lettura dà del “caldo” inizio di ottobre in seno alla maggioranza del Comune di Sansepolcro, con le dimissioni del vicesindaco Luca Galli e il “no” di Simona Bartolo ai Democratici per Cambiare?

“Diciamo che negli ultimi anni il gruppo politico dei Democratici per Cambiare è stato troppo autoreferenziale, concentrato sui propri eletti e così la battaglia politica si è appiattita. Ciò ha creato malumori e conflitti, perché le aspettative non si sono concretizzate e anche le ragioni dell’uscita di Galli non sembrano lasciare dubbi: è vero che il lavoro e la famiglia stanno davanti a tutto, ma il lasso di tempo rimanente alla fine della legislatura era così breve che avrebbe potuto arrivare in fondo, era chiaramente stufo di certe situazioni. Peraltro, era stato l’artefice anche del progetto degli orti urbani, una delle poche cose fatte dall’amministrazione Cornioli”.

Se a Sansepolcro c’è fermento, a Città di Castello la situazione sembra ancor più agitata, con diversi consiglieri di maggioranza che sono convogliati nel gruppo misto. Un finale di mandato con il fiatone per il sindaco Luciano Bacchetta?

“E’ un momento di grande difficoltà e credo che questi comportamenti siano la conseguenza anche di un modo di governare molto concentrato sulla figura del sindaco. Dobbiamo capire che tanto a Sansepolcro quanto a Città di Castello si va verso scenari diversi dal passato, alla luce sia del nuovo bipolarismo in essere e del ruolo diverso ricoperto dai partiti. In molti cercano quindi un nuovo modo di interpretare il ruolo politico”.

Il centrodestra unito ha ottenuto la maggioranza dei consensi nei sette Comuni della Valtiberina Toscana alle regionali di settembre in Toscana. In che rapporto stanno la convinzione di chi ha votato per il centrodestra e la protesta di chi finora aveva votato per il centrosinistra?

“Credo che in gran parte questo esito sia stato causato dalla protesta: prova ne sia che in Toscana il centrodestra ha primeggiato nelle aree periferiche, quelle più penalizzate. Le scelte governative regionali hanno provocato un evidente malcontento perché non si possono prendere decisioni per le zone marginali con la stessa logica che muove i centri più grandi. Prendiamo il fresco esempio della guardia medica: è ovvio che il peso ricoperto nelle zone di periferia sia maggiore, per cui è assurdo valutare tutto con modalità identiche. Mettiamoci poi quanto è avvenuto sul conto dei servizi e sulle decisioni inerenti alla gestione di acque e rifiuti: le scelte non hanno risposto alle esigenze della popolazione e questo è stato pagato in sede di voto, il che deve ora suggerire una profonda autocritica sull’operato del centrosinistra”.

E allora, se il centrosinistra vuol riprendersi il Comune di Sansepolcro (stesso discorso per Anghiari) cosa deve fare?

“C’è bisogno di proposte credibili, viste come prospettive vere che debbono esaltare i nostri punti di forza. In teoria gli argomenti sarebbero tanti, ma in questo momento sono soppiantati dalle ragioni del Covid-19. Sperando allora che il virus venga debellato, dico che la soluzione migliore – a mio avviso – sia quella di fare squadra e sistema con le categorie produttive di ogni comparto. Quanto prima, deve essere aperto un cantiere di lavoro, nel quale confrontarsi in maniera molto franca e aperta sulle questioni prioritarie di un territorio che ha sofferto moltissimo e che è sempre più marginale. La proposta del governo civico ha avuto il limite di non poter contare su una solida base politica e allora la soluzione può essere quella di una forte componente civica quale espressione delle categorie economiche e sociali e con la politica a fungere da collante”.

E dell’ipotesi di un nuovo centro commerciale nella zona industriale di Santa Fiora cosa ne pensa?

“Se dovesse essere stravolto anche l’indice del regolamento urbanistico non andrebbe bene. E allora dico: una parte è già destinata al commercio e non si tocca, ma non avrebbe senso la creazione della copia di un centro commerciale, perché produrrebbe solo il depauperamento del centro storico. Se invece arrivasse un grande marchio della distribuzione nazionale che fungesse da traino, allora avrebbe un senso. Ciò che mi preoccupa è il commercio nel centro storico, che deve essere salvaguardato in tutti i modi. Nei programmi elettorali della prossima primavera deve quindi essere compresa una forte azione di rilancio del centro storico, altrimenti rischia di arrivare l’ultima letale mazzata”.

Curiosità: se fosse stata Lei a dover gestire da sindaco l’emergenza sanitaria del Covid-19, in che modo si sarebbe mossa?

“Non è una risposta semplice. Do atto al sindaco Mauro Cornioli di essere stato presente nel rapporto sia con i cittadini che anche con l’ambito sanitario. Ora però è il momento di fare un salto in avanti, nel senso che occorre qualcosa di più oltre a leggere il bollettino giornaliero, il quale a volte tende più a generare depressione che ottimismo. Nella fase attuale, c’è la necessità di intervenire in favore delle nuove povertà emergenti, con un livello di partecipazione maggiore finalizzato alla soluzione dei problemi. Servono progettualità oltre i proclami”.

Redazione
© Riproduzione riservata
23/11/2020 09:15:18


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