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Il presidente della Toscana Giani guida la rivolta delle Regioni contro il ministro Speranza

Interessante è che questo segnale di forte nervosismo arrivi da un esponente del Pd

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Non ha preso bene l’inserimento della sua regione tra quelle “rosse”, con il maggiore rischio Covid e, di conseguenza, le più forti restrizioni. Ora Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, va all’attacco ed esce allo scoperto in una dura critica che rivolge direttamente al ministro della Sanità Roberto Speranza. Giani vorrebbe che le zone meno colpite uscissero dalla fascia rossa “Penso di chiederlo, naturalmente per quelle zone in cui devo valutare una certa stabilità di dati positivi da 14 giorni a questa parte. Potrebbe trattarsi delle province di Grosseto e Siena, comunque ritengo che questo non avvenga oggi. Ritengo che possa avvenire nei prossimi giorni”. E in un’intervista a il Tirreno  Giani punzecchia il ministro: “A deciderlo non può essere Speranza”. Il guanto di sfida è lanciato e Giani guida (o almeno ci prova) l’assalto al ministero. Interessante è che questo segnale di forte nervosismo arrivi da un esponente del Pd, partito che fa parte della maggioranza di governo.

Giani rivendica il diritto di decidere, da presidente di Regione, quali province mettere nelle aree a rischio e quali, invece, far uscire. Cita numeri a sostegno delle proprie tesi. “Ieri la Toscana, regione in fascia rossa, quindi a grave rischio di contagio, è passata da 284 ricoverati in terapia intensiva a 277. Non dico che la curva del contagio si stia piegando, ma almeno i dati sono stazionari”. E il merito non può essere attribuito alla zona rossa, dato che è in vigore solo da domenica. “Gli effetti sulle terapie intensive si ottengono con provvedimenti di medio/lungo periodo: non certo con l’istituzione della zona rossa che risale a domenica mattina”.“Noi ultimi per le indagini epidemiologiche? È un dato che non ho letto – spiega Giani -. I dati vanno un po’ saputi leggere. Io vedo che sul tracciamento noi siamo cresciuti moltissimo. Quando siamo stati classificati zona rossa, dall’1 all’8 novembre, noi avevamo il 36% del tracciamento. Poi, una in una delle prime ordinanze che ho fatto, avevo disposto l’assunzione a tempo determinato di 500 persone e questi ragazzi stanno facendo un grande lavoro, tanto è vero che il tasso di tracciamento è sopra il 65%, quindi so che siamo sostanzialmente raddoppiati come capacità di tracciare il fenomeno. Era uno dei nostri punti di deboli ma adesso noi abbiamo un tasso ormai più del 60%”.

Come diverse altre regioni Giani spinge affinché i parametri sulla valutazione del rischio siano cinque massimo sei e non più i ventuno di oggi. La posizione è stata illustrata al governo dalla conferenza delle regioni, ma l’esecutivo ha risposto picche. Non si cambia, almeno per ora. Ma questo fa imbufalire i presidenti delle regioni. Bisogna rivedere i criteri perché non si può non tenere conto che, in un territorio molto ampio quale è quello di una regione, possono esservi profonde differenze. Giani cita il caso della provincia di Arezzo: 92 contagi su circa 343mila abitanti, tasso-contagio di 26/100 mila abitanti. A Grosseto, invece, si registrano 39 contagiati su 220mila abitanti, tasso-contagio 17,6/100mila abitanti. “Perché – si chiede Giani – (Arezzo e Grosseto, ndr) devono subire le stesse restrizioni di Massa, dove con 257 contagiati su meno di 195mila residenti, i casi sono 131,9 per 100mila abitanti?”. E insiste: “Perché deve essere Speranza a decidere la fascia di rischio all’interno delle province toscane? Il potere deve spettare al presidente, sentito semmai l’Istituto superiore di Sanità”.

Notizia tratta da Arno.it
© Riproduzione riservata
18/11/2020 20:29:26


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