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Mondo Associativo: intervista a Francesco Pittaccio presidente Calcit Valtiberina

La nostra realtà agisce a supporto del reparto di oncologia dell’ospedale di comprensorio

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Da inizio 2019 ha assunto la presidenza della sezione Valtiberina del Calcit, sigla che sta per Comitato Autonomo per la Lotta Contro i Tumori. Francesco Pittaccio, 65 anni di Sansepolcro, vi ha aderito quando ancora svolgeva la propria attività professionale allo stabilimento Buitoni e adesso, da pensionato, impiega una bella fetta del proprio tempo libero al servizio di questa realtà associativa, anche se non è l’unica della quale fa parte. Conosciamo allora meglio il Calcit di vallata attraverso il suo attuale presidente.    

Pittaccio, da quanti anni fa parte del Calcit Valtiberina e quali motivi l’hanno spinta a suo tempo a dire “sì”?

“Sono entrato una decina di anni fa e nel 2019 ho avvicendato alla presidenza la professoressa Lucilla Burroni, che tanto si è adoperata nel corso del suo mandato. Il mio ingresso si spiega con quanto succedeva nel luogo dove ho lavorato fino a qualche anno fa: quando purtroppo moriva un familiare a un nostro collega, invece di acquistare fiori oppure di ordinare corone preferivamo fare una sottoscrizione ed elargire somme in denaro al Calcit di Arezzo. Poi nel 2008 è stata costituita anche la sezione Valtiberina con sede a Sansepolcro e quel punto abbiamo devoluto i soldi nel locale. Mi hanno allora chiesto se avessi intenzione di dare loro una mano: ho risposto che ero ben lieto di farlo, poi lo scorso anno sono stato eletto presidente. La carica ha durata triennale”.

Anche se tutti possono avere un’idea abbastanza chiara, vogliamo ricordare le finalità del Calcit?

“Quella di fondo è dare una mano ai malati oncologici che risiedono nei sette Comuni della Valtiberina Toscana. La nostra realtà agisce a supporto del reparto di oncologia dell’ospedale di comprensorio, cercando di garantire quel qualcosa in più di cui c’è bisogno e soprattutto di reperirlo in tempi più veloci rispetto a quelli della burocrazia, comprensibilmente con i fondi che abbiamo a disposizione”.

Quali sono state le donazioni e le operazioni più significative che avete messo in piedi da quando vi siete costituiti come sezione della Valtiberina?

“Abbiamo dotato l’ospedale di una colonna coloscopica per l’endoscopia e poi donato all’oncologia un tavolo e cinque poltrone per la somministrazione della chemioterapia. Quest’anno finiamo di mettere a punto l’elettrobisturi per l’endoscopia e poi il macchinario per la pressoterapia, che serve per i linfodrenaggi. Vi sono poi altri progetti per il futuro, dei quali la cittadinanza verrà a conoscenza nel giro di breve tempo. Abbiamo poi consegnato quasi 4000 pezzi, fra guanti e mascherine, all’ospedale e alle forze dell’ordine nel periodo dell’emergenza Covid-19. Una parte di questi pezzi ci è stata data dal Calcit di Arezzo, un’altra donata dall’azienda Ingram e un bell’aiuto è arrivato anche dalla farmacia Cantucci. Come Calcit Valtiberina, abbiamo finanziato una borsa di studio per l’arrivo della psico-oncologa, che viene in zona una volta alla settimana e che segue malati e relativi familiari”.

In che rapporti siete rimasti con il Calcit di Arezzo?

“Più che buoni. Anzi, ottimi. Nessuna pretesa di “somigliare” ad esso, perché ovviamente le dimensioni di Arezzo sono diverse dalle nostre. Sono in costante contatto con il suo presidente e durante il lockdown ci hanno chiamato loro per fornirci le mascherine, garantendoci un aiuto prezioso anche quando in giro non si trovava davvero niente”.

Che tipo di sensibilità – e quindi anche di cultura - esiste a Sansepolcro e in vallata su questa delicata materia?

“Debbo essere onesto, anche se non con spirito polemico: in diversi pensano ancora che avvicinarsi a noi sia come avere a che fare con le malattie infettive, per cui tendono a tenere le distanze e magari preferiscono non parlare di determinati argomenti, quasi come se si trattasse di un tabù. Invitiamo invece i cittadini a mettersi in contatto con noi, a venirci a trovare e a conoscere la nostra attività: la gente di Sansepolcro e della vallata ha un forte spirito di solidarietà, per cui sono convinto che questa dote verrà a essere stimolata, una volta che si renderanno conto di cosa realmente facciamo. Non importa che una donazione in denaro sia piccola oppure sostanziosa: l’importante è che venga fatta con il cuore”.          

Redazione
© Riproduzione riservata
20/10/2020 10:30:45


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