Costretto alla sedia a rotelle, spara alla moglie e si uccide
Torino, i due si stavano separando con difficoltà
L’ha aspettata nel parcheggio davanti a casa. Forse non ha detto neanche una parola e ha sparato. Sei colpi di pistola. Tutti contro l’ex moglie, da cui si stava separando. Poi se n’è andato, spingendosi sulla sedia a rotelle. Un passante l’ha visto, ma non ha capito. «Mi aiuta a salire?» gli ha chiesto davanti a un gradino. È entrato nell’androne di casa. È salito al primo piano della palazzina che si affaccia sul luogo del delitto. E s’è ammazzato, in salotto, seduto sul divano.
Fa quasi freddo alle sette di sera in questo piazzale alla periferia di Venaria, trentamila e rotti abitanti, primissima cintura di Torino. Fa freddo davanti a questo edificio di sei piani che spia da vicino il nuovo stadio della Juventus. Una Dacia color arancione con ancora le portiere spalancate. Le luci di un alloggio al primo piano accese. I nastri bianchi e rossi stesi dai carabinieri.
La vittima si chiamava Maria Masi, faceva l’infermiera nel reparto dialisi dell’ospedale Cto di Torino. Avrebbe compiuto 42 anni tra pochi giorni, il 4 di ottobre. Lui si chiamava Antonino La Targia, di anni ne aveva 46. Un incidente stradale in moto, un paio di anni fa, lo aveva lasciato sulla sedia a rotelle. La storia, nella sua brutalità, è tutta qui, l’ennesima storia di una separazione complicata. Così difficile che i parenti di lei, preoccupati, erano intervenuti. Erano andati a bussare dai carabinieri. Avevano segnalato le loro paure.
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