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Quattro chiacchiere con Daniele Mercati commerciante di Sansepolcro
“Occorre incentivare il turismo in forma più organica"
Si chiama Cornici nel Borgo e quindi è facile intuire di che cosa si tratti. È una realtà che, nel centro di Sansepolcro (zona di Porta Fiorentina) ha un laboratorio di cornici in via Giordano Bruno e poi il vicino punto vendita di quadri e oggetti artistici più in generale lungo via XX Settembre, all’altezza della chiesa di Sant’Agostino. Una realtà molto interessante – praticamente unica nel suo genere nella città biturgense - nata nel 1998, che poi si è sviluppata nel tempo; titolare è Daniele Mercati, assieme al figlio Marco e a Katia Savelli. Proprio con Daniele Mercati analizziamo la situazione nella fase post emergenza.
Mercati, quanto sono stati duri per voi i due mesi di lockdown?
“Direi molto, se pensiamo che abbiamo chiuso il 10 marzo e poi a maggio inoltrato abbiamo riaperto laboratorio e punto vendita. D’altronde, la nostra non era attività catalogata come essenziale e il problema emerso nella sua chiarezza riguarda la nostra clientela: non avendo certezze per il futuro, ha la tendenza a non acquistare. I rappresentanti non si sono ancora ripresentati e vendiamo articoli che non è possibile visionare attraverso le foto. Speriamo che passi anche la paura. E dire che ci eravamo fatti un’idea diversa, pensando che la cura della casa alla quale ci eravamo tutti dedicati nel periodo del lockdown potesse favorire articoli come i nostri”.
Attività chiusa, zero incassi, ma scadenze con le tasse rimaste invariate: un’ulteriore complicazione per voi?
“Durante il lockdown, abbiamo fatto fronte a tutti i nostri impegni, pagando i fornitori e poi Iva, bollette e altri oneri aziendali. Abbiamo ricevuto i 600 euro di bonus, ma anche per il prestito da 25mila euro le implicazioni non mancano: intanto, ricevi non ricevi la somma per intero e tutto viene stabilito in base al fatturato dell’anno precedente, non dimenticando la trafila di fogli che devi produrre, perché poi di mezzo ci si mette la burocrazia”.
Per ciò che riguarda i protocolli anti Covid-19, voi come vi siete mossi?
“Siamo stati costretti a rivoluzionare di fatto il laboratorio, eliminando un bel po’ di roba per garantire spazio e spendendo anche diversi soldi per rimetterlo a posto. Tutte spese che non sappiamo ancora quando andranno in detrazione. È chiaro che, con premesse del genere, la sopravvivenza diventi sempre più difficile, ma ci proviamo ugualmente”.
Lavorate nel centro storico di Sansepolcro, vendendo pezzi che - specie per il turista - costituiscono un ottimo souvenir della città. Cosa si può e si deve fare per restituire vitalità alla parte più antica e più bella della città?
“Occorre incentivare il turismo in forma più organica, anche se mi rendo conto che non sia un compito facile. Apparteniamo a quel genere merceologico che lavora grazie alla presenza dei turisti e allora se si crede nel turismo bisogna investire su iniziative anche originali (penso per esempio a quella più fresca dell’arte di strada) e soprattutto valorizzare la città in tutte quelle che sono le sue grandi risorse per far sì che i turisti vengano qui, vi rimangano e circolino il più possibile dentro il Borgo”.
E se alle difficoltà già create si aggiungesse un ritorno del virus, fermo restando che ancora non siamo fuori?
“Mi fa paura la mancanza di attenzione da parte della gente, come se - una volta passati i mesi dell’emergenza - adesso fossimo tornati alla normalità. Vedo anche qui a Sansepolcro, specie il venerdì sera quando c’è maggiore movimento, troppe persone in giro senza dispositivi di protezione. Spero che chi ha preso la questione un po’ alla leggera si ricordi che – così facendo – si rischia seriamente di bloccarsi un’altra volta e a quel punto per molte attività sarebbe la morte”.
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