Rubrica Lettere alla Redazione

Orgogliosa dell'offerta scolastica di Sansepolcro e della Valtiberina

A me sembra che i veri pericoli per la scuola post Covid esistano...ma siano di altro tipo!

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Gent.ma Redazione,

seguo sui social le grandi manovre del Comune e delle scuole cittadine per prepararsi alla riapertura seguendo le direttive di banchi distanziati, mascherine, orari di entrata differenziati, lezioni di 40 o 45 minuti, uso non invasivo del web e della tecnologia. Credo che l’osservanza di queste direttive non creerà alcun dramma al contrario di quanto accaduto dopo la chiusura del 9 marzo; quella sì un’esperienza su cui è meglio calare un velo pietoso, salvata solo dalla buona volontà della maggioranza di docenti, famiglie e presidi che per più di tre mesi, quasi senza direttive dall’ alto e non di rado contraddittorie, hanno trovato il modo di salvare la dignità della scuola italiana e mantenere in qualche modo un contatto serio con gli studenti. Pazienza se i programmi rimarranno  po’ indietro; ai miei tempi c’era un libro per materia, le materie erano al massimo sette, cominciavamo il primo d’ottobre con tante feste nazionali e ponti durante l’anno, eppure qualcosa l’abbiamo imparata. Ci vorranno locali più grandi e alunni più distanti? Dotiamo gli insegnanti di microfoni con casse portatili come ho visto fare nelle scuole inglesi, tedesche e finlandesi dove la aule sono ampie, i banchi singoli e ben  distanziati. Costano poco e sono un salvavoce per gli insegnanti anche in tempi normali. Lo stesso vale per le entrate scaglionate che sono di routine all’estero per ridurre il traffico delle città. Non capisco piuttosto perché sia stata subito esclusa la possibilità di utilizzare i pomeriggi a rotazione, cosa fatta in passato anche qui a Sansepolcro  per emergenze meno gravi. Uguale discorso per l’uso della tecnologia. In quarantena è stata indispensabile, ora possiamo utilizzarla con libertà, quando essa assolve meglio del professore l’obiettivo didattico desiderato. Ad esempio utilizzare buoni film e documentari e anche le amatissime serie Tv, vedi Dawnton Abbey per l’inglese, oppure social di modelli matematici e grafici come hanno fatto alcuni insegnanti di materie scientifiche con le loro classi durante la pandemia. L’importante è lavorare poi “in presenza” con i ragazzi sopra quei contenuti mediatici arricchendoli di significati educativi e culturali.

Anche il reperimento di  nuovi spazi scolastici non dovrebbe essere un problema per la nostra realtà locale,  abituati come siamo da venti anni  a spostamenti e recuperi di edifici scolastici a causa del pericolo sismico su cui si è concentrata l’attenzione politica di tutte le ultime amministrazioni.

Anche l’offerta formativa della nostra vallata è ben posizionata sul fronte delle nuove esigenze lavorative emerse con la pandemia. Oltre ad una realtà  vivace pubblica e privata di scuole dell’infanzia, primarie e medie, c’è a Sansepolcro un ottimo Liceo che comprende classico, scientifico linguistico e scienze applicate; un ITC, ex Ragioneria, da anni piccola Bocconi locale che affianca gli studi economici tradizionali a specializzazioni linguistico- turistiche e  informatiche.

C’è poi il Liceo San Bartolomeo, ex Magistrali, scuola di antica tradizione, i cui sbocchi lavorativi dopo la pandemia sono più attuali che mai, avendo l’Italia bisogno di nuovi insegnanti e professioni educative.

Quindi  il Polo rappresentato dal Liceo Artistico ex Istituto d’Arte e il Professionale Buitoni, meglio conosciuto come Margaritone, che da un anno ha riconquistato l’autonomia, arricchendo Sansepolcro  di una nuova Presidenza scolastica. Il settore professionale in questi ultimi anni è quello che a Sansepolcro ha guadagnato più iscritti e si è arricchito di corsi sanitari oggi importantissimi quali quello di OSS. Permettetemi di sentirmi orgogliosa di aver contribuito, in qualità di assessore alla scuola, a salvare l’ex Margaritone dalla chiusura. Ringrazio ancora il sindaco prof. Polcri e la sua amministrazione di  aver lottato per questo istituto, facendosi  carico economicamente per tre anni di due classi del Professionale Buitoni  ed una dell’ ex d’Arti  che stava per essere annessa in blocco all’Istituto d’Arte di Arezzo.

Con il prestigioso Polo Alberghiero e Forestale di Caprese e Pieve Santo Stefano la nostra offerta formativa di vallata si trova complessivamente ben attrezzata rispetto ai bisogni ambientali, sanitari  e educativi evidenziati dall’ epidemia.

Tutto tranquillo allora? A me sembra che i veri pericoli per la scuola post Covid esistano ma siano di altro tipo, più nascosti e subdoli. Innanzitutto uno stato  perdurante di emergenza, sospeso tra la paura di nuovi focolai, anche se controllati e controllabili, e il terrore del grande ritorno dell’infezione in autunno. Si parla  di introdurre nella scuola psicologi e altre figure sanitarie, soprattutto per  i ragazzi più piccoli, per aiutarli a uscire dalla paura instillata da tanti mesi di lockdown. Io penso che semplicemente spetti agli addetti alla scuola e soprattutto agli insegnanti riprendere saldamente in mano la situazione, come adulti responsabili dell’azione educativa e anche psicologica nei confronti degli studenti.  Gli insegnanti non insegnano solo la loro materia ma incidono su tutta la personalità dei ragazzi e l’essenza della scuola di ogni tempo è la relazione viva che si crea tra un adulto autorevole e preparato e gli alunni che gli sono stati affidati. 

La pandemia ci ha insegnato tante cose, ad esempio che la scienza non è onnipotente ma è un percorso difficile che richiede tanto studio, risorse e disciplina come dimostra la realizzazione di un vaccino. Abbiamo anche imparato che la vita dell’uomo non è eterna anche se tutto sembra farcelo dimenticare, e oggi come 3000 anni fa siamo tutti “i mortali” come ci definiva Omero. Nei tre mesi di confinamento, mentre imperversavano infiniti talk show televisivi, ho riletto i capitoli della peste nei Promessi Sposi e ho constatato che le reazioni umane e psicologiche, sia  individuali che collettive, di fronte a un pericolo simile sono sempre le stesse. Uguali gli atteggiamenti del potere, sia esso politico, economico, sanitario, intellettuale e sociale, identica la sudditanza del popolo, specialmente dei più deboli. L’uomo è quello che è, grande e fragile  allo stesso tempo. E’ la cultura, con il suo patrimonio immenso di idee, di testimonianze, di umanità che può sostenerlo e renderlo capace di affrontare le sfide della storia  e della vita personale. In fondo è questo che tutti si attendono dalla scuola: che attraverso le varie discipline venga trasmesso ai ragazzi il desiderio di conoscere, la capacità di ragionare, di riflettere, di criticare, di scegliere e inventare sempre qualcosa di nuovo rispetto al main stream e al conformismo culturale oggi potente come non mai. E' il momento di aiutare una generazione infragilita di giovani iperprotetti e tenuti al riparo da ogni difficoltà, a interrogarsi finalmente sui temi eterni che non si trovano su wikipedia ma nei grandi della storia, della letteratura, della filosofia e della scienza. Dante, oggi quasi abbandonato dalla scuola, Shakespeare, Leopardi, Leonardo, saprebbero darci anche in questa occasione, anche nel ventunesimo secolo,  risposte serie. vere e attuali. Questo potrebbe essere un bell’ effetto secondario scaturito dalla pandemia, una gran botta di libertà, un’accoglienza nuova del nostra patrimonio culturale e l’eliminazione di quella mascherina invisibile del “pensiero unico”che portavamo anche prima del Covid 19 senza saperlo. 

Luisanna Alvisi

Redazione
© Riproduzione riservata
10/07/2020 10:23:00


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