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Coronavirus, da oggi i test sierologici per individuare gli asintomatici

La ricerca coinvolgerà 150 mila persone. Indagine in duemila Comuni

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Parte oggi l’indagine sierologica su un campione Istat di 150mila italiani, decisa dal governo su indicazione degli scienziati, per stabilire in che misura e tra quali fasce di popolazione abbia più circolato il virus.
Il campione, distribuito in duemila comuni, consentirà non solo di raccogliere informazioni sulle diverse aree geografiche del Paese, ma anche sulla diffusione dell’epidemia per classi di età (ne sono state selezionate 6), sesso e attività economica. Andando ad individuare quanti italiani hanno sviluppato anticorpi al Covid non solo sarà possibile capire quanta della popolazione sia oggi almeno ipoteticamente immunizzata, ma anche individuare le strategie sanitarie migliori per proteggere le categorie più a rischio di infezione. Il test è su base volontaria, ed anche per questo il ministero della salute, che insieme all’Istat e con la collaborazione della Croce Rossa è promotore dell’indagine, ha prodotto uno spot televisivo per sensibilizzare la popolazione ad aderire all’indagine. Il video, insieme a delle locandine, sarà diffuso anche all’interno di farmacie e parafarmacie, grazie alla collaborazione di Federfarma e Fofi, l’Ordine dei farmacisti. La regione maggiormente coinvolta è la Lombardia, con 20mila individui da testare in forma anonima, perché come ribadito da una nota congiunta Salute, Istat e Cri, «la riservatezza dei partecipanti sarà mantenuta per  tutta la durata dell’indagine». A tutti i selezionati, contattati preliminarmente dalla Cri, sarà  assegnato un numero d’identificazione anonimo per l’acquisizione dell’esito del test. Mentre i risultati dell’indagine «diffusi in forma anonima ed aggregata - si legge nella nota - potranno essere utilizzati anche  per altri studi scientifici e per l’analisi comparata con atri Paesi europei». Intanto gli screening promossi da  Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Lazio tra le fasce di popolazione più esposta come sanitari e forze dell’ordine, dicono che gli immunizzati sono intorno al 10% nelle aree dove sé registrato il maggior numero di positivi ai tamponi, mentre le percentuali scendono altrove. E ancor più modeste si presuppone siano tra la popolazione generale. Se l’indagine nazionale promossa da Istat e Salute dovesse confermare questi dati saremmo ben lontani da quel 10-20% di persone potenzialmente immunizzate dal virus, ipotizzate da alcuni scienziati. E questo vorrebbe dire che il virus ha ancora una prateria di oltre il 90% della popolazione dove potersi espandere. Da qui la necessità di non abbassare la guardia e mettere da parte movide ed happy our. Ma mentre sull’utilità dell’indagine sierologica a fini di studio tutti gli scienziati sono d’accordo, molti nutrono più di un dubbio sulla corsa a quelli privati scatenatasi in questi giorni, grazie anche all’offerta sul mercato di oltre 4 milioni di test. A spiegare perché è il grande immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Humanitas. «Il Sars- CoV-2 -spiega ha sovvertito le regole, perché gli anticorpi anziché intervenire subito per difendere l’organismo arrivano tardi, anche 15 o 16 giorni dalla comparsa dei sintomi. E poi in fase di malattia da Covid-19 un individuo può mostrare contemporaneamente la presenza del virus e degli anticorpi». «Sono molto preoccupato -chiosa il professore- perchè i test sierologici fai-da-te possono indurre a comportamenti irresponsabili. Una persona che si sente dire di avere gli anticorpi può pensare di essere immune, può pensare di non usare più la mascherina, può pensare di trovarsi con gli amici». Teme un uso inappropriato anche il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
25/05/2020 14:16:48


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