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Aic contro il taglio degli stipendi, Cairo freddo sui playoff

Il sindacato dei calciatori insorge

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Il campionato dovrebbe ripartire, che sia il 13 o il 20 giugno lo dirà la prossima settimana il vertice - annunciato come definitivo - tra il calcio e il ministro Spadafora. Certo è che il cammino resta sempre a ostacoli, tra calciatori scontenti del trattamento e club perplessi sulle formule da adottare in caso di stop. Sull'ipotesi playoff-playout è freddo Urbano Cairo. A fare però un po' la voce grossa ci pensa proprio l'Aic: "Ci chiedono di tornare in campo e permettono uno stipendio in sei mesi" il messaggio al termine del direttivo del sindacato che respinge le nuove delibere federali per i termini di iscrizione, giudicandole "irricevibili". "In sostanza le società potrebbero pagare la sola mensilità di maggio alla fine del mese di agosto ed ottenere l'iscrizione al prossimo campionato" sottolinea il sindacato guidato da Damiano Tommasi (nella foto), che sottolinea la necessità di "intese collettive". "C'e' una situazione eccezionale, per il coronavirus, e si pensa di risolverla con le solite logiche: provo a scaricare sull'altro il problema, se possibile anche a fregarlo. E' questo che mi preoccupa, e direi non solo nel calcio" chiosa Tommasi. L'Aic denuncia la concreta possibilità di far giocare un finale di campionato a rischio contagio Covid con un solo stipendio in sei mesi: sarebbe il risultato combinato dello stop della Lega agli stipendi (da 2 a 4 mesi) e delle nuove norme sulle iscrizioni al prossimo campionato varate dalla Figc, che escludono dai criteri gli eventuali mesi di contenzioso (marzo e aprile), obbligano al saldo fino al 31 maggio e fissano a dopo le iscrizioni (il 16 ottobre) quello delle tre mensilità' estive. Risultato, dice il sindacato, club di A che hanno incassato l'80 per cento dei diritti tv e con la ripresa si aspettano il restante 20, scaricano tutto sui giocatori. E se per gli ingaggi top e medi della A la protesta è impopolare, aggiunge il sindacato, musica diversa è per la B e la Lega Pro, dove gli stipendi sotto i 50 mila lordi sono duemila. I minimi federali (35 mila euro) sono però garantiti dal fondo di solidarietà, fanno osservare in Figc.

E poi c'è il capitolo playoff-playout: l'eventuale cambio di format avanzato dalla Figc non scatena entusiasmo. "Se non si può disputare il campionato non si possono fare nemmeno play-off e play-out - aggiunge Cairo - Senza considerare che ci sarebbe la necessità di cambiare le regole in corsa, trovo anche questo molto complicato".

Redazione
© Riproduzione riservata
23/05/2020 06:51:00


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