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Morto a 94 anni l'attore Michel PIccoli

Indimenticabile interprete de `La Grande abbuffata´ e `Habemus Papam´

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Si divertiva a dire: «Ho un patto con Dio, la possibilità di vivere metà dell’eternità». In realtà Michel Piccoli era ateo e, se Dio esiste davvero, quel patto non l’ha rispettato: l’attore se n’è andato a 94 anni. L’annuncio è arrivato oggi, ma in realtà il decesso di Piccoli risale al 12 maggio, in sintonia con quel lato sfuggente e misterioso che sempre ebbe quest’uomo, dal fisico imponente e una voce che ti avvolgeva. Recitò in 176 lungometraggi, 49 pièce di teatro e 33 cortometraggi. E, in qualità di registi, con nomi del calibro di Jean-Luc Godard, Raoul Ruiz, Jean-Pierre Melville, Alain Resnais, Jean Renoir, Luis Bunuel, Leos Carax, Claude Sautet, Jacques Demy e perfino Alfred Hitchcock (in «Topaz», del 1969, dove recitò in inglese). Grande frequentazione anche con il cinema italiano, vedi «Dillinger è morto» di Marco Ferreri (1969) e di lui pure «La grande abbuffata» (1973), «Salto nel vuoto» di Marco Bellocchio (1980) e «Liber Burro» di Sergio Castellitto (1999). Fu anche grande amico di Ugo Tognazzi e Marcello Mastroianni. Ma soprattutto va ricordato uno dei suoi ultimi film, di Nanni Moretti, «Habemus papa», del 2011, dove interpreta un pontefice alle prese con una crisi esistenziale. Sì, quest’uomo colto e ironico, irrimediabilmente ateo (e di sinistra) nei panni di un papa. 

Figlio di una famiglia borghese di musicisti (violinista il padre, di origini italiane, e pianista la madre), a Radio France Culture, nel 2006, aveva confidato: «Sono un grande professionista, ma ho conservato il cuore di un principiante e di un uomo costantemente alla scoperta». Era in effetti curioso e in questo insaziabile. E amava dire che il suo mestiere era «stravagante». Interpretava quasi sempre personaggi normali all’apparenza, ma complessi, ambigui, certe volte decadenti. È stato un eroe del cinema popolare, ma ha lavorato in tantissimi film d’autore, senza mai il sostegno di un agente. Faceva tutto da solo, anche le scelte dei copioni, guidato dal suo fiuto, il piacere che provava a fare l’attore e le sue amicizie. Parigino doc, iniziò a recitare in teatro nel 1945, dopo una formazione al Cours Simon. Ma la sua carriera decollerà solo grazie al cinema e molto più tardi, nel 1962, quando, già a 37 anni, interpretò «Lo spione » di Jean-Pierre Melville, accanto a Jean-Paul Belmondo e Serge Reggiani. Un anno dopo arriva «Il disprezzo» e l’inizio di un connubio duraturo con il regista Jean-Luc Godard.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
18/05/2020 14:47:22


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