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Casucci su emergenza Covid-19: "Bene le Regioni, incerto lo Stato, da rivedere l'Europa"

Ora investimenti su sanità e liquidità al settore produttivo

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Il consigliere regionale toscano della Lerga, Marco Casucci (nella foto), collegato in videoconferenza, è intervenuto dopo la comunicazione dell'assessore Vittorio Bugli, precisando come l'emergenza coronavirus avrà l'effetto di trasformare la crisi sanitaria in crisi economica. Ecco quanrto Casucci ha dichiarato.

Grazie Presidente,

ho ascoltato la comunicazione dell’Assessore Bugli. Ho letto il dossier in cui IRPET, evidenziando i possibili scenari post emergenza, afferma che “si tratta innanzitutto di una crisi sanitaria, che oggi riguarda tutto il mondo, facendo vittime da un lato, e feriti dall’altro, se consideriamo che il COVID-19 sta introducendo delle paure che forse prima non avevamo, destabilizzando in parte la nostra psicologia. Oltre all’aspetto sanitario c’è una seconda dimensione che viene pesantemente colpita, ed è la dimensione economica della nostra vita”. In questo Consiglio siamo tutti impegnati nella ricerca di quella unità politica ed istituzionale, che i cittadini ci chiedono, con una sola certezza: siamo al buio. La sensazione di essere al buio diventa realisticamente paura. Paura non solo del virus, ma di ciò che rappresenta, uno spartiacque tra ciò che c’era prima ed un dopo, che non sappiamo come sarà. Certo è che il mondo di ieri, il mondo che il COVID 19 ha in poche settimane colpito al cuore, poggiava su basi poco solide sia per quanto concerne l’aspetto sanitario – dove il sistema assai spesso ha anteposto ai valori della vita criteri come efficienza, efficacia ed economicità – sia l’aspetto economico – dove erroneamente abbiamo considerato il mercato il taumaturgo in grado di risolvere ogni problema. Abbiamo vissuto per troppo tempo in un mondo senza fondamenta, senza radici, ed oggi abbiamo il dovere di ripensare il modello del nostro essere comunità, e con esso il ruolo dell’economia, del mercato, della moneta. Sento tutti parlare di necessità di liquidità: occorre un intervento pubblico per garantire a tutti un reddito, per compensare le perdite subite del nostro tessuto produttivo, per assicurare a tutti una forma di sussidio alimentare. Tutto ciò è importate ma non può bastare per evitare un potenziale conflitto sociale, quando sarà superata la crisi sanitaria. Dobbiamo costruire, su solide basi, un modello di convivenza sociale, su basi autonomistiche e nella cornice di una vera Europa, che sappia affrontare le sfide che la storia non esiterà a ripresentarci. Le azioni messe in campo dalle Regioni sono state le risposte più forti al contagio. Mentre lo Stato nazionale  tergiversava, è soprattutto grazie allo sforzo dei territori siamo riusciti a rallentare il diffondersi del virus. Lo Stato si è dimostrato, al momento, incerto e contraddittorio. Le Regioni hanno subito attacchi perché in parte hanno agito per conto proprio nella lotta contro il virus. I Governatori, pur non disponendo della autonomia che da tempo reclamano, se la sono di fatto presa. Veniamo all’Unione europea: il sistema comunitario è improntato su basi finanziarie ed economiche, e non ha saputo darsi dei valori comuni. Senza valori comuni e senza un sentimento solidaristico, come può l’Europa rappresentare la nostra casa comune? Occorre costruire proprio l’Europa dei Popoli, su fondamenta realmente solidali. Da anni la nostra regione non rappresenta più quel modello virtuoso che sapeva armonizzare ad un seppur lento sviluppo economico una forte coesione sociale. La Toscana non è riuscita a voltare pagina, a darsi una nuova sfida, un nuovo slancio, è di fatto impantanata. Il virus ha spazzato via il passato. Oggi possiamo ricostruire un futuro su basi diverse, con prospettive diverse. Superata l’emergenza, dovremo – con ingenti somme – definire quali siano le funzioni pubbliche strategiche. Il pubblico faccia il pubblico. Innanzi tutto in materia di sanità: occorre ripensare al nostro modello sanitario, che sia in grado di rispondere a tutte le future emergenze che si presenteranno. Per questo occorre investire per aprire gli ospedali ed i presidi ospedalieri, diffusi, capillari, efficienti. Occorrono più medici, più infermieri, più, personale specializzato, più ricerca. Il pubblico torni a fare il pubblico, e lasci al genio che caratterizza il mondo produttivo nostrano di riconvertire la nostra economia attraverso la valorizzazione delle nostre bellezze artistiche, agronomiche, culturali, paesaggistiche, ma anche attraverso le nostre eccellenze produttive che fanno dei nostri distretti esempi virtuosi da proteggere e rafforzare. Lo Stato dovrà garantire una nuova e massiccia iniezione di liquidità al settore produttivo, libero da lacci e laccioli burocratici, così come ai nostri enti territoriali, pienamente autonomi, al fine di un nuovo progetto di rilancio anche per la nostra Regione. Un  calcolo è stato fatto di quante risorse ci vorrebbero. Citando IRPET: “Nello scenario completo la contrazione del 12,4% di PIL è traducibile in un danno all’economia pari a circa 200 miliardi e le risorse da mettere in campo per sostenere l’economia devono assumere questo come ordine di grandezza”. Siamo fiduciosi che queste risorse saranno trovate, auspichiamo che esse siano impiegate per un vero progetto di rinascita. Una nuova Italia, una nuova Toscana dovrà rinascere, come la fenice, dalle sue ceneri ancora calde, daremo un nuovo volto alla nostra terra.

Marco Casucci, consigliere regionale toscano della Lega

Redazione
© Riproduzione riservata
03/04/2020 09:52:38


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