Coronavirus: “Il Sindacato è un’altra cosa”
Il punto di vista dei lavoratori e delle lavoratrici dell’Opposizione in CGIL ad Arezzo
Da anni, come lavoratori e lavoratrici dell'Opposizione in CGIL, siamo impegnati a contrastare il degrado del servizio sanitario, ridotto al collasso per i tagli e per le cosiddette “riforme” introdotte in questi ultimi decenni dai governi succedutisi e alternati alla guida del Paese.
Le ristrutturazioni hanno prodotto pesanti tagli al personale, la drastica riduzione di posti letto e la chiusura di numerosi ospedali, anche di alta qualità. Tra privatizzazioni e blocco delle assunzioni, il lavoro degli operatori sanitari (medici, infermieri, operatrici socio-sanitarie e tecnici) è diventato sempre più gravoso, fino a diventare insostenibile.
La costruzione di nuovi ospedali realizzati con il sistema del project financing ha provocato la dissipazione delle risorse delle ASL, favorendo così processi di privatizzazione in un sistema pubblico un tempo ritenuto tra i più avanzati a livello europeo. Oggi, il sistema si trova regredito ai livelli più bassi della graduatoria.
L'emergenza Covid-19 ha finalmente svelato lo stato drammatico di carenze di organico già esistenti da tempo: gli operatori sanitari faticano a rispettare il vincolo del riposo giornaliero di 11 ore consecutive, essendo per questo costretti a mettere a rischio la salute propria e dei pazienti.
Per ogni operatore è cresciuto il numero dei malati da assistere, penalizzando fortemente la qualità dell'assistenza. Lavoratori e cittadini sono trattati come numeri, come pedine di uno scacchiere in cui la salute passa in secondo piano.
L’esperienza drammatica dell'epidemia ha messo a nudo il dissesto del sistema, costringendo i partiti al Governo e quelli dell'opposizione ad ammettere che la sanità è in difficoltà a causa di “esigenze” economiche e della mancanza di personale.
Un sistema sanitario dignitoso dovrebbe basarsi sulla prevenzione, non solo quella secondaria (che monitora per controllare se è stata contratta la malattia), ma soprattutto quella primaria, che persegue la prevenzione per la salute e la difesa dell'ambiente al fine di evitare malattie.
Non ci si dovrebbe allarmare solo quando virus infettanti si diffondono nella popolazione, ma ciò dovrebbe valere anche per i tumori, oggi trattati come “valori aggiunti”, che sono la seconda causa di morte. E’ aberrante costringere gli operatori a scegliere fra chi curare e chi abbandonare, come è stato proposto a fronte dell'epidemia. Dobbiamo condannare e respingere questa deriva, ormai diventata la regola in sistemi economici cosiddetti moderni, come quello statunitense, dove la sanità è un privilegio per i ricchi, e le assicurazioni, che gestiscono il sistema sanitario, costringono gli ammalati a dover rinunciare alle cure. Istruttivo a tal proposito quanto affermato dal candidato alle primarie dei democratici americani Bloomberg: “L’assistenza sanitaria pubblica ci farà fallire, a meno che non neghiamo le cure agli anziani”.
I sindacati devono essere al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici della sanità che denunciano la gravità di questa situazione. D’ora in poi dovranno assumersi la responsabilità di ostacolare apertamente ed energicamente i processi di privatizzazione, e pretendendo anzi una completa inversione di marcia, praticando forme di lotta al fianco delle realtà sindacali di base, dei coordinamenti dei lavoratori, dei comitati degli utenti e dei cittadini per la sanità pubblica, solidale e universale, dei comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, nello spirito concreto di unità e di lotta delle forze, necessarie a riconquistare il pieno diritto alla salute per tutti e tutte.
Il “Sindacato è un’altra cosa - Riconquistiamo tutto - Opposizione in CGIL” di Arezzo
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