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L’allarme di Bruxelles: “Recessione al -1%”

Pronto un maxi piano contro il coronavirus

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La recessione nell’Eurozona e nell’intera Ue viene ormai data per scontata dagli esperti della Commissione europea. Che addirittura temono un tasso di crescita «considerevolmente sotto lo zero» nel 2020: nello scenario attuale, con l’Italia bloccata e gli altri Paesi europei che stanno iniziando ad adottare misure restrittive, i tecnici di Bruxelles vedono una stima che si aggira attorno al -1% del Pil. Soltanto poche settimane fa prevedevano il +1,4%.

È anche per questo che ieri l’esecutivo Ue ha presentato un maxi-piano per contrastare gli effetti economici del Coronavirus. Tecnicamente è una «comunicazione» della Commissione, che lunedì sarà discussa dai ministri dell’Eurogruppo. Dove potrebbero emergere divergenze. Al momento, dunque, nulla è scontato. Il provvedimento include, in ultima istanza, anche la clausola di recesso, ossia l’ipotesi di sospendere tutte le raccomandazioni previste dal Patto di Stabilità qualora la recessione dovesse essere estremamente pesante. «La Commissione - si legge nel testo - è pronta a proporre al Consiglio che le istituzioni Ue attivino la clausola di recesso per accomodare un sostegno di bilancio più generale. Questa clausola sospenderebbe, in cooperazione con il Consiglio, l’aggiustamento fiscale raccomandato dal Consiglio in caso di recessione profonda per la zona euro o la Ue nel complesso».

Non siamo ancora arrivati a quel punto e il vicepresidente Valdis Dombrovskis, piuttosto scettico, ha messo subito le mani avanti: «Oggi non stiamo sospendendo il Patto di Stabilità e Crescita». Ma poi ha ammesso che «come strumento di ultima istanza abbiamo una clausola di salvaguardia generale in caso di recessione severa nella zona euro e nell’Ue». Estremamente diverso l’approccio del suo collega, Paolo Gentiloni, che invece ha mandato un amaro avvertimento: «Le decisioni di oggi non saranno le ultime che la Ue adotterà per questa emergenza».

Al momento però è grande l’apertura nei confronti dell’Italia, addirittura Ursula von der Leyen si è spinta a dire che «siamo pronti ad aiutare l’Italia con tutto quello di cui ha bisogno e tutto quello che chiederà». Parole estremamente forti che sono arrivate all’indomani della dura nota di Sergio Mattarella, profondamente irritato per l’uscita di Christine Lagarde. Il capo dello Stato aveva chiesto all’Unione europea di aiutare Roma e di non ostacolarla, motivo per cui la presidente della Commissione si è sentita in dovere di mandare un tale messaggio.

Al di là delle parole, nel provvedimento che è anche la massima flessibilità per tutte le spese in deficit legate all’emergenza e per gli aiuti di Stato, che saranno autorizzati dall’Antitrust Ue nel giro di 24 ore. In particolar modo per l’Italia, che al momento è il Paese più colpito, ma ovviamente le eccezioni alle regole varranno per chiunque ne avrà bisogno. «Oggi tocca all’Italia - dice von der Leyen -, ma il prossimo potrebbe essere un altro Stato membro».

Sarà inoltre usato il bilancio Ue con l’impiego di un miliardo di euro verso il fondo europeo di investimenti per incentivare le banche a garantire liquidità alle piccole e medie imprese: si stima che ciò possa coprire fino a 8 miliardi di prestiti per 100 mila imprese. Ci saranno poi ulteriori iniziative per ridirezionare i fondi di coesione verso l’emergenza Coronavirus. Martedì von der Leyen aveva parlato di 7,5 miliardi di euro in grado di mobilitarne 25: ieri invece ha annunciato interventi che potranno portare fino a 37 miliardi di euro. Non si tratta di nuovi fondi, ma di soldi già pre-assegnati agli Stati, che - se non spesi - andrebbero restituiti. Una misura di liquidità che secondo le stime consentirebbe all’Italia di utilizzare circa 850 milioni di euro che diversamente rischiava di perdere, sbloccando così altri 10,5 miliardi di fondi (che comunque le sarebbero spettati).

Ogni governo, intanto, sta preparando le contromosse domestiche. La Germania ha annunciato un piano di 550 miliardi di euro di prestiti alle imprese. «È una sfida inedita - ha detto Angela Merkel - e siamo pronti a fare tutto ciò che serve». La Commissione ha mandato un avvertimento chiaro a Berlino, chiedendole di rimuovere il bando all’export dei dispositivi di protezione come guanti e mascherine. A quanto risulta il governo tedesco si sarebbe detto disposto a fare un passo indietro e modificarlo.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
14/03/2020 14:31:28


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