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Si lavora a Montedoglio, ma il comitato E45 punto 2 chiede perizia sul terrapieno

Sabato mattina una passeggiata civica dei componenti fino alla vecchia centrale idroelettrica

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“Chiediamo una perizia urgente per la verifica del terrapieno di Montedoglio, seppure la questione dell’invaso presto sarà discussa anche a Roma in Parlamento”. Passeggiata ecologica, civica e proficua, ieri mattina, da parte del comitato E45 punto 2 – i cosiddetti “gilet gialli della Valtiberina” – che ha raggiunto l’area dello sbarramento attraversando i sentieri tracciati sui ruderi del castello di Montedoglio. Un cantiere in movimento quello che si nota: mezzi al lavoro, che in questo momento provvedono all’alleggerimento del muro “contro terra”. Già demolita, invece, tutta l’area dei conci dello scarico superficiale della diga di Montedoglio: due cedettero quando era in corso il collaudo, riversando milioni di metri cubi di acqua a valle. Il progetto, infatti, prevede la completa demolizione e il rifacimento con tutti i nuovi criteri legati alla sismica. Ma il portavoce del comitato E45 punto 2, Gianluca Cirignoni, non ci sta e ribadisce le sue preoccupazioni. “Le perizie ci dicono che l’invaso è stato costruito con materiali scadenti, al primo collaudo il muro è crollato e in dieci anni Montedoglio dal punto di vista della risorsa idrica ha sempre soddisfatto le esigenze dei territori: perché, allora, innalzare nuovamente il livello dell’acqua mettendo a rischio le popolazione di fondo valle? – commenta Cirignoni durante la passeggiata ecologica – c’è poi il problema legato al terrapieno dove noi nutriamo delle forti preoccupazioni: proprio per questo chiediamo a gran voce una perizia adeguata che ne possa verificare la sua consistenza e quindi la sicurezza. Da anni – spiega Gianluca Cirignoni del comitato E45 punto 2 – non è premuto dall’acqua e proprio per questo si deteriora, andando incontro a un rischio di sifonamento: l’acqua con il tempo, infatti, potrebbe penetrare all’interno, allargarlo e poi distruggerlo con tutte le conseguenze che si verificherebbero. Noi chiediamo che il livello attuale della diga di Montedoglio vada più che bene poi il muro può essere anche ricostruito purché sia fatto a regola d’arte: non contestiamo questo fatto”. La questione legata alla sicurezza di Montedoglio presto approderà nuovamente in Parlamento. “Abbiamo avuto dei contatti con un noto parlamentare che al momento opportuno sarà svelato il suo nome – conclude Cirignoni – al quale abbiamo fatto presente la situazione: sta già predisponendo un’interrogazione per chiedere informazioni concrete al Governo centrale. Ricordo, infatti, che Montedoglio è tra le prime dieci dighe in Italia per portata e tra le più grandi in Europa nel suo genere”. Montedoglio è alla svolta, poiché nell’anno del decimo anniversario del crollo – era il 29 dicembre del 2010 – i lavori sono iniziati: appalto che lo scorso ottobre è stato consegnato alla Krea Costruzioni di Terni che sta lavorando per ricostruire l’infrastruttura. In questo momento i lavori sono in piena attività e si procede anche il sabato per accelerare l’intervento: alcuni mesi di cantiere, seppure già in autunno – salvo imprevisti – potrebbe essere rifatto il collaudo e riconsegnare la diga di Montedoglio nel pieno della sua funzionalità pensando anche a progetti legati ad uno sviluppo concreto in chiave turistica coinvolgendo tutti e quattro i Comuni cosiddetti “rivieraschi”: Pieve Santo Stefano, Sansepolcro, Anghiari e Caprese Michelangelo.

Redazione
© Riproduzione riservata
24/02/2020 09:09:05


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