Dalla pasta alla farina, via libera agli alimenti a base di canapa
Coldiretti: finita l’incertezza, giro d’affari di almeno 40 milioni
Pasta, biscotti, taralli pane ma anche birra e tofu. Da oggi la filiera italiana della canapa ad uso alimentare può ripartire, legalmente, dopo lo stop imposto dall’incertezza legata alla mancanza dell’indicazione dei limiti massimi di tetraidrocannabinolo (THC) negli alimenti. Questa mattina, infatti, sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto del ministero della Salute che fissa questi paletti, in particolare, la quantità massima di Thc per i semi di cannabis sativa, la farina ottenuta da semi e gli integratori contenenti alimenti derivati, è di 2 milligrammi per chilo, mentre per l'olio ottenuto da semi è di 5 milligrammi per chilo. Secondo Coldiretti, «finalmente è stata fatta chiarezza su un settore che negli ultimi anni ha visto un vero e proprio boom». Per la coltivazione e vendita di piante, fiori e semi a basso contenuto di principio psicotropo (Thc) si stima un giro d'affari potenziale di oltre 40 milioni di euro con un rilevante impatto occupazionale per effetto del coinvolgimento di centinaia di aziende agricole. Gli ultimi dati disponibili relativi al 2018 gli ettari dedicati alla coltivazione di canapa sativa in tutta Italia sono circa 4000 e sono decuplicati rispetto al 2013.
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