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ArcelorMittal abbandona Taranto e l’ex Ilva. Scoppia la polemica

L’azienda: c’era il diritto di recesso. Il sindacato: «Una bomba sociale»

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Colpo di scena. ArcelorMittal getta la spugna e lascia Taranto. In una lettera inviata oggi ai commissari straordinari dell’Ilva, AM InvestCo Italia ha infatti comunicato di voler recedere dal contratto «per l’affitto e il successivo acquisto condizionato dei rami d’azienda di Ilva S.p.A. e di alcune sue controllate, a cui è stata data esecuzione il 31 ottobre 2018». Spiega una nota del gruppo franco-indiano: «Il contratto prevede che, nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale, la Società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso Contratto. Con effetto dal 3 novembre 2019, il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla Società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la comunicazione di recesso».

In aggiunta, prosegue la nota, «i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto obbligano i Commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019 – termine che gli stessi Commissari hanno ritenuto impossibile da rispettare – pena lo spegnimento dell’altoforno numero 2. Tali prescrizioni dovrebbero ragionevolmente e prudenzialmente essere applicate anche ad altri due altiforni dello stabilimento di Taranto. Lo spegnimento renderebbe impossibile per la Società attuare il suo piano industriale, gestire lo stabilimento di Taranto e, in generale, eseguire il contratto». 

«Altri gravi eventi, indipendenti dalla volontà della società, hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto. Tutte le descritte circostanze attribuiscono alla società anche il diritto di risolvere il contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano». Per tutte queste ragioni, «in conformità con il contenuto del contratto, la società ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità per le operazioni e i dipendenti entro 30 giorni dalla loro ricezione della predetta comunicazione di recesso o risoluzione».

Per l’ex Ilva insomma si apre uno scenario che potrebbe essere drammatico. Dalla salvezza si precipita in una situazione che non si capisce che sbocchi potrebbe avere. Una partita molto complessa per il governo dal momento che in ballo ci sono ben 20 mila posti di lavoro ed i destini del più grande impianto siderurgico d’Europa. 

Per affrontare l’emergenza in giornata si terrà un vertice straordinario di governo che dovrebbe adottare alcune contromisure: ripristinare un meccanismo di tutela legale per consentire il completamento dei lavori di messa a norma degli impianti, e valutare una riduzione – o quantomeno una diluizione – del pagamento dei canoni d’affitto. 

Amaro il commento del segretario generale dei metalmeccanici Cisl. Marco Bentivogli: «Apprendiamo dell’intenzione di ArcelorMittal di comunicare ai Commissari la volontà di recedere il Contratto. Significa che partono da oggi i 25 giorni per cui lavoratori e impianti ex Ilva torneranno all’Amministrazione Straordinaria. Tra le motivazioni principali, il pasticcio del “Salva imprese” sullo scudo penale. Un capolavoro di incompetenza e pavidità politica: non disinnescare bomba ambientale e unire bomba sociale».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
04/11/2019 22:02:08


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