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Papa Francesco chiede “perdono” per le statue indigene rubate e gettate nel Tevere

Le sculture «esposte senza intenzioni idolatriche» hanno suscitato un «clamore mediatico»

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«Come vescovo della Diocesi di Roma chiedo perdono». Non è passato inosservato agli occhi del Papa il gesto compiuto da due uomini, probabilmente due ultra conservatori, di rubare all’alba di lunedì scorso quattro statuette indigene nella chiesa di Santa Maria Traspontina e gettarle nel fiume Tevere in segno di riparazione in quanto «simboli pagani». 

Prima della preghiera nell’Aula del Sinodo a inizio dei lavori della quindicesima congregazione generale, Francesco ha voluto esprimere il suo rammarico per questa azione sprezzante, peraltro filmata dai due autori con un video poi fatto circolare su YouTube, e denunciata alle autorità. 

«Vi vorrei dire una parola sulle statue della Pachamama che sono state tolte dalla chiesa nella Traspontina, che erano lì senza intenzioni idolatriche e sono state buttate al Tevere. Prima di tutto questo è successo a Roma e come vescovo della diocesi io chiedo perdono alle persone che sono state offese da questo gesto», ha scandito il Pontefice. Che ha poi rivelato ai 184 Padri riuniti in aula che «le statue, che hanno creato tanto clamore mediatico, sono state ritrovate nel Tevere. Le statue non sono danneggiate. Il comandante dei Carabinieri desidera che si informi di questo ritrovamento prima che la notizia diventi pubblica. Al momento la notizia è riservata e le statue sono custodite nell’ufficio del comandante dei Carabinieri italiani. Il Comando dei Carabinieri sarà ben lieto di dare seguito a qualsiasi indicazione che si vorrà dare circa la modalità di pubblicazione della notizia e per le altre iniziative che si vogliono prendere a riguardo, ad esempio, riferisce il comandante, “l’esposizione delle statue durante la Santa Messa di chiusura del Sinodo”, si vedrà. Io delego il Segretario di Stato che risponda a questo. Questa è una bella notizia, grazie».

Alcuni estratti del breve intervento di Francesco avevano già iniziato a circolare sui social nel pomeriggio grazie ad un video amatoriale di uno dei partecipanti al Sinodo.  I carabinieri operativi in zona San Pietro hanno mantenuto il riserbo sulla notizia del ritrovamento delle statue, che invece è stata subito confermata dalla associazione “Amazzonia, Casa comune” che ha organizzato e allestito la mostra nella parrocchia della Traspontina. Lì nelle cappelle laterali le sculture, raffiguranti una donna dai tratti indigeni incinta, erano esposte insieme a fotografie dei martiri dell’Amazzonia, canoe, teli colorati, miniature di alberi e pappagalli. 

«Ancora non ce le hanno restituite, in questi giorni sono venute tantissime persone che volevano vederne una», spiega a Vatican Insider uno dei rappresentanti dell’associazione. «Hanno dato a questa immagine un significato maggiore di quello che rappresenta in realtà».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
26/10/2019 06:47:32


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