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Sansepolcro, oggi in cattedrale l'ultimo saluto a Carlo Spini e Gabriella Viciani

Le due salme arriveranno in tarda mattinata dopo l'atterraggio a Fiumicino

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È il giorno dell’ultimo saluto a Carlo Spini e a Gabriella Viciani, marito e moglie di Sansepolcro morti nell’incidente aereo avvenuto sui cieli dell’Etiopia lo scorso 10 marzo. C’erano anche loro due fra le 157 vittime di quella tragedia, 8 delle quali italiane, compreso il bergamasco Matteo Ravasio, terzo componente dell’associazione Africa Tremila (presieduta proprio da Spini), che era giunta in dirittura di arrivo nella realizzazione del nuovo ospedale di Juba o Giuba, capitale del Sudan del Sud, che avrebbero dovuto raggiungere proprio in quella terribile domenica. La Santa Messa funebre è in programma per 16 odierne nella cattedrale biturgense e sarà celebrata dal parroco, don Giancarlo Rapaccini, dopodichè l’ultimo breve viaggio terreno dei coniugi Spini verso il cimitero urbano si consumerà in forma strettamente privata. I resti dei loro corpi, individuati al termine di accurate indagini eseguite attraverso il dna e chiusi in due distinte bare sigillate, arriveranno stamani all’aeroporto romano di Fiumicino per poi partire alla volta del capoluogo biturgense. A distanza di sette mesi esatti (era infatti il 17 marzo, domenica successiva a quella della tragedia e giornata di lutto cittadino proclamata dall’amministrazione comunale), la comunità di Sansepolcro tornerà alla stessa ora nella chiesa principale per rivolgere una preghiera e per stringersi di nuovo attorno ai quattro figli: Andrea, Francesco, Marco ed Elisabetta. Nel corso di quella Messa di suffragio, rivolgendosi alle oltre 2mila persone presenti e che inevitabilmente affolleranno le tre navate del duomo anche questo pomeriggio, l’arcivescovo Riccardo Fontana aveva pronunciato termini forti e di sprono per tutti nel ricordare il sacrificio della coppia, dicendo come il cristiano vero sia colui che applica la carità, specie ora che viviamo in tempi nei quali l’indifferenza sembra prendere sempre di più il sopravvento. E sia Carlo che Gabriella, operando in nome dell’associazione che rappresentavano, di carità ne hanno fatta tanta, dedicandosi al bene del prossimo; lui vi si è dedicato al termine di una carriera di medico ricordato dai pazienti non solo per le capacità, ma anche per la disponibilità; lei ha lavorato come infermiera all’ospedale, facendo poi anche vita di parrocchia con il catechismo per i ragazzi. Insieme, si sono adoperati per offrire cure mediche nei Paesi sottosviluppati, battendosi per la prevenzione dell’Aids e per scongiurare la trasmissione del virus Hiv, ma hanno pure seguito per sedici anni progetti di varia natura, fra i quali la creazione e la supervisione di 11 ospedali e cliniche sanitarie in Kenya, Malawi, Eritrea, Sudan del Sud e Madagascar. Una missione professionale che, al momento del congedo, ha conservato la parte umanitaria, messa al servizio di un angolo di continente che di emergenze ne ha ancora tante da risolvere. Destino ha purtroppo voluto che non si godessero i frutti dell’importante operazione compiuta a Juba, ma nel grande dolore lasciato il loro esempio è un motivo di orgoglio per i figli e per la gente di Sansepolcro. Carlo e Gabriella, assieme a Matteo, sono diventati i “tre angeli” immortali nella struttura sanitaria di una città che conta quasi 400mila abitanti e che nel loro ricordo ha dato il via all’attività del centro salute. E d’ora in poi, dovranno essere anche gli “angeli” di una Sansepolcro che ne custodirà per sempre le spoglie.      

Redazione
© Riproduzione riservata
16/10/2019 22:48:49


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