Opinionisti Francesco Del Teglia

A proposito di terremoto

Ma porco Giuda, vogliamo pensare e soprattutto occuparci dei nostri terremotati?

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La scossa avvertita l’altra notte in Valtiberina, che non ha causato fortunatamente danni a persone o cose ma ha di nuovo generato allarme nella popolazione, ci ha riportato alla poco allegra realtà di una storica convivenza con i terremoti pure in questo lembo di Appennino dopo un certo periodo di calma. Come hanno spiegato gli esperti, professor Braun dell’Ingv in testa, sotto la Valtiberina c’è la faglia che arriva sino a Perugia, una delle tante che contraddistinguono l’ampio territorio del Centro Italia. Faglia in movimento per giunta, come tante altre. Al di là della consapevolezza del problema e della convivenza con esso, a partire dalla certificazione dello stato di salute delle proprie abitazioni, dal poter contare su edifici a norma (penso alle scuole dove vanno i nostri figli), dalla certezza di avere aree di ospitalità sul territorio comunale in caso di calamità, la questione mi dà lo spunto per mettere il dito su una piaga che mi sembra sempre aperta. Trascorro con la famiglia le mie vacanze balneari a Portorecanati, località delle Marche in provincia di Macerata. Quando torno al Borgo viaggio volentieri lungo quella superstrada che da Civitanova collega a Foligno per poi immettermi sulla E45. Un’arteria recentemente inaugurata, bella e scorrevole, circondata da un ambiente incantato. Ma che da Tolentino in poi diventa una lama che passa di netto in tutte le zone maggiormente colpite dai terremoti negli ultimi anni. Camerino, Visso, Ussita, Serravalle in Chienti, Muccia, Colfiorito. Alcuni di questi centri che dalla Val di Chienti conducono alla Valnerina sono stati spazzati via letteralmente, altri sono per larga parte a pezzi e inagibili. Impossibile non pensarci mentre passi di là. E qualcuno l’ho anche visto con i miei occhi, o meglio ho visto con dolore quello che c’è rimasto. Ho cari amici di quelle zone. Che mi hanno confidato il loro sconforto, con dignità ma anche con estrema preoccupazione. Perché in tanti hanno perso tutto, dalle abitazioni agli affetti pure delle cose materiali, sino alle radici perché giocoforza hanno dovuto spostarsi in altre terre per continuare in qualche modo a vivere e a portare avanti, fra mille difficoltà, il loro quotidiano. Si sentono abbandonati a loro stessi e hanno pochissimi riferimenti su cui fare affidamento, semmai molte risposte vaghe e complicazioni burocratiche da espletare per giunta in terre che non sono le loro originarie. E fortunati quelli che hanno avuto la possibilità di spostarsi in altri luoghi per ricominciare a vivere. Ecco, mi chiedo se è degno di una società che si autoproclama civile tutto ciò. La risposta è no, un no secco. Da mesi, a seconda del tornaconto partitico di parte, si parla in Italia di immigrazione, del problema migranti da accogliere o da rispedire. E tutti a dire la loro come un disco rotto. Ma porco Giuda, vogliamo pensare e soprattutto occuparci dei nostri terremotati che a distanza di anni vivono ancora in stato di precarietà totale?

Francesco Del Teglia
© Riproduzione riservata
16/08/2018 14:19:54

Francesco Del Teglia

Giornalista pubblicista di lungo corso, è inviato fisso per Sansepolcro e la Valtiberina Toscana del quotidiano Corriere di Arezzo fin dalla sua nascita, nel 1985, ma vanta esperienze anche a livello televisivo e collaborazioni con periodici vari. Politica e sport i campi di particolare competenza professionale. È stato anche addetto stampa di vari enti.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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