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Alcolismo come fenomeno di "costume". Perchè?

Perché si beve? E perché i giovani bevono? È oramai una moda, provano una particolare soddisfazione nell’affogarsi fra i fumi dell’alcool

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I giovani di oggi – diciamolo francamente – amano sempre più bere, quasi come se alzare i calici (o il gomito, come preferite!) fosse divenuta una tendenza di costume. Insomma, quella di darsi alle bevande alcoliche è oramai una moda, senza distinzione di sesso fra ragazzi e ragazze e senza, a volte, alcuna distinzione anagrafica fra maggiorenni e minorenni. Aranciata e coca cola, le bibite "innocenti" di un tempo, sono state messe al bando, mentre vino, birra e liquori in generale sono divenuti "trendy", specie nel fine settimana, quando durante le ore piccole si assiste spesso a scene che sono la diretta conseguenza della nuova forma di sballo. Una moda, allora? No, una piaga! Per i gestori di pubblici esercizi, invece, è un nuovo segmento di clientela fissa, anche se dal febbraio del 2013 le disposizioni sono divenute categoriche: non si possono vendere ne' somministrare alcolici a chi non ha ancora compiuto 18 anni. Poi, le sanzioni variano, ma lo vedremo più tardi. Dai genitori di questi ragazzi (è chiaro che però non tutti hanno il vizio del bere), un grido di preoccupazione che la nostra redazione ha recepito, andando a fare un giro nell'intera Alta Valle del Tevere per capire la portata del fenomeno, ma anche per appurare se realmente gli esercenti osservano le nuove disposizioni impartite. Stilando un giudizio complessivo, possiamo affermare che una netta maggioranza di essi è rispettosa delle regole, ma non vale per tutti. Più volte è capitato sul versante toscano della vallata, dove gruppi di giovani si sono recati dapprima in un locale e il titolare ha chiesto loro i documenti, non avendo la certezza – in base all'aspetto delle persone – sul fatto che fossero o meno maggiorenni. E infatti, vi erano anche minorenni. Piuttosto che esibire il documento richiesto, sono usciti senza consumare. Poco dopo, in un altro locale pubblico, si sono presentati gli stessi gruppi e l'addetto li ha serviti senza premurarsi di appurare l'età. Come si può notare, in mezzo ai tanti che si attengono scrupolosamente alle disposizioni c'è anche chi se ne frega, perché l'importante è fare cassa. Occorre pertanto che i controlli siano più accurati, specie nel fine settimana. E legati allo stato di alterazione da alcool, oltre alle conseguenze che lentamente si manifestano nell'organismo della persona, sono poi i risvolti notturni: quante volte le pagine della cronaca hanno riferito di incidenti stradali (magari sotto questo profilo in misura minore), ma soprattutto di risse, schiamazzi, atti vandalici ai danni dell'arredo urbano e scene particolari dettate dagli effetti dell'alcool, come per esempio l'abitudine di espletare i bisogni fisiologici per strada o di abbandonarsi a gesti privi di decoro. Non vorremmo rimettere il dito sulla piaga a distanza di due anni, a proposito dell'episodio che turbò la "Notte Bianca" di Sansepolcro, ma una constatazione era subito balzata agli occhi e riguardava l'elevato tasso alcolico riscontrato in molti giovani (minorenni compresi), oltre che fra i protagonisti della vicenda. Con l'introduzione delle nuove regole, agli esercenti si chiede di operare in forma più etica: se anche valesse la pena rischiare la stangata stando attenti a non essere scoperti, sarebbe opportuno adoperare un minimo di coscienza e anteporla alla logica del guadagno, dal momento che la mossa non è legittima nemmeno sul piano giuridico. Dei genitori comprendiamo l'apprensione manifestata: per come va il mondo oggi, non c'è di certo da stare allegri. Anche il figlio più giudizioso può cadere nella trappola del vizio: è sufficiente che incappi nell'amico sbagliato sotto questo profilo. Nel caso, però, anche i genitori non possono sottrarsi alle loro responsabilità, soprattutto se il figlio è ancora minorenne e se notano che più volte rincasa a tarda ora e in condizioni che è facile anche avvertire, perché l'alcool non riesce a camuffare; evidentemente, questo figlio deve essere marcato più stretto, perché eviti di andare avanti su una strada che rischia di diventare senza uscita. Una sbornia di vino nella vita ce la siamo presa a giro un po' tutti: anzi, erano i nonni saggi che quasi ti "invitavano" a prenderla da ragazzo proprio per crearti la consapevolezza delle cose che non avresti dovuto più fare. Ma un conto è la sbornia "salutare", un altro è la sbornia sistematica. E sotto questo profilo i genitori non possono rassegnare le dimissioni.

Perché si beve? E perché i giovani bevono? È oramai una moda, provano una particolare soddisfazione nell'affogarsi fra i fumi dell'alcool (così facendo, si mettono al bando problemi e preoccupazioni), oppure è il segnale di una sostanziale crisi di fondo che li spinge verso il vizio? E che vizio! Uno di quelli che a gioco lungo può compromettere l'organismo di una persona. E per qualcuno il fine settimana non è tale se non si accompagna con liquori, vino e anche birra, bevanda che – a seguito del proliferare di pizzerie, paninoteche e pub – sta lentamente prendendo il posto del vino, eccellenza italiana e alimento a tutti gli effetti, che però può passare da bevanda salutare (il classico bicchiere a tavola con il quale accompagnare il pasto) a miscela letale se consumato in quantità eccessive. Decenni fa, l'abuso di alcool – in particolare del vino – si associava a situazioni di miseria e disperazione e l'ubriaco del villaggio era una persona di una certa età che si dava al bere per dimenticare. Oggi no! Il vizio ha contagiato i giovani e molto spesso sono proprio quelli di famiglie facoltose (o comunque non in difficoltà economiche) a entrare in una spirale perversa che finisce con l'inghiottirli. Le ragazze non sono da meno: ai tempi dei tempi, una donna "alticcia" sarebbe stata un'onta per l'intera categoria del gentil sesso; adesso, vedere di notte ragazze in stato di alterazione non fa più nemmeno notizia. Alcolismo o alcoldipendenza? La disquisizione è anche sul preciso termine con il quale identificare la patologia. Il primo, cioè alcolismo, connota l'individuo portato a bere in maniera eccessiva; il secondo ha una chiave più clinica, perché è espressione della sindrome da dipendenza alcolica. Quando prevale l'abuso di alcol, la dipendenza è di ordine psicologico, nel senso che l'atto del bere crea serenità ed euforia; l'abuso di alcol è da ricondurre quindi a occasionali eccessi o a uso continuativo della sostanza. Il problema è che, con il tempo, alla dipendenza psicologica si aggiunge quella fisica: l'assunzione di alcol diventa un'esigenza, perché bisogna fronteggiare i sintomi fisici dell'astinenza e della tolleranza. Ed è questa la situazione che può generare pericolo: la dipendenza finisce con il raggiungere un livello tale da incidere sulla salute dell'individuo, sia fisica che psichica; a quel punto, i rapporti interpersonali e le attività sociali sono compromessi. Si può allora capire quanto sia importante la prevenzione di questa malattia: rilevare sul nascere i sintomi dell'alcolismo è importante per la soluzione del problema, che in genere manifesta i suoi segnali premonitori, vedi la perdita della capacità di comunicazione nei rapporti interpersonali, la perdita di interessi verso passioni e hobby, i frequenti scatti di ira, i ritardi e le assenze sul lavoro, la guida pericolosa e l'incapacità di staccarsi dalla bottiglia. Vi sono dei questionari "ad hoc" che presentano un'ottima capacità di individuare le persone a rischio di alcolismo sin dagli stadi precoci di questo disturbo o malattia; altri sintomi d'esordio dell'alcolismo sono dati da gastrite, dolore addominale, vomito mattutino e aumento di volume del fegato. Quando i sintomi dell'alcolismo sono identificati dal medico in maniera univoca si è già passati nella fase diagnostica delle complicanze fisiche, psichiche e relazionali.  Fra le sostanze di abuso, l'alcol è una di quelle dotate di maggior tossicità intrinseca, per cui la possibilità che si produca un danno d'organo è da considerarsi una eventualità verificabile praticamente in ogni parte dell'organismo.

Quali i passi legislativi compiuti per combattere l'alcolismo? La legge n. 189/2012, che ha convertito il decreto n. 158/2012, ha fissato disposizioni restrittive sul consumo di bevande alcoliche da parte dei giovani. Intanto, è stato introdotto in maniera definitiva il divieto di vendita di alcolici ai minori di 18 anni e di conseguenza anche per l'esercente scatta l'obbligo della richiesta di esibizione di un documento d'identità, a meno che che la maggiore età non sia manifesta nell'aspetto del cliente. Qualora la norma venisse violata, scatterebbe per il titolare del locale una sanzione pecuniaria che va da 250 a 1000 euro; in caso di recidività dello stesso, la sanzione aumenterebbe da 500 a 2000 euro, con assieme la sospensione dell'attività per un periodo di tre mesi. Relativamente alla somministrazione, invece, rimane confermato quanto stabilito dall'articolo 689, comma 1, del codice penale, che prevede il divieto per i minori di anni 16 e per gli infermi di mente. I titolari dei pubblici esercizi sono quindi tenuti al rispetto del limite della maggiore età solo nel caso di vendita di bevande alcoliche per asporto, con annesso l'obbligo di richiesta del documento, mentre per il servizio di somministrazione al bancone o al tavolo il limite rimarrà quello dei 16 anni. L'articolo 689 del codice penale ha tuttavia subito una modifica con l'introduzione di due nuovi commi: il primo di essi estende la sanzione prevista per chi somministra bevande alcoliche ai minori di anni 16 anche a coloro che impiegano distributori automatici di alcolici, che non consentano la rilevazione automatica dei dati anagrafici dell'utilizzatore o che non siano presidiati da personale incaricato di effettuare tale controllo; il secondo aggiunge alle pene già previste una sanzione amministrativa pecuniaria da 1000 a 25000 euro e la sospensione dell'attività per tre mesi, nel caso di più violazioni del divieto di somministrazione di alcolici ai minori di anni 16. Ma il Ministero dello Sviluppo Economico, con la risoluzione n. 18512 del 4 febbraio 2013, ha definitivamente chiarito che l'applicabilità del divieto di vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni vale anche per la somministrazione sul posto. Il codice penale già prevedeva l'arresto fino a un anno per chi somministrava in un luogo pubblico - o aperto al pubblico - bevande alcooliche a ragazzi con età inferiore ai 16 anni, mentre il decreto legge n. 158, meglio conosciuto come "decreto salute", ha  stabilito il divieto di vendita di bevande alcoliche ai minori di anni 18, sanzionato però amministrativamente con la pena pecuniaria da 250 a 1000 euro. Secondo i Ministeri, il legislatore – nell'adoperare il termine "vende" - non può però che avere voluto intendere "fornire" le bevande alcoliche a un soggetto minore di 18 anni senza distinguere tra vendita, somministrazione o consumazione, per cui - a loro parere - non vi sarebbe alcuna differenza tra il mettere a disposizione del cliente, minore di età, la bevanda alcolica in bar o nel negozio e quindi tra somministrazione e vendita. Pertanto, oggi è vietato sia vendere che somministrare sul posto bevande alcoliche a minori di 18 anni. Passiamo allora alle sanzioni previste. Nel caso di vendita di bevande alcoliche a minori di 18 anni, si applica quella amministrativa pecuniaria da 250 a 1000 euro; nel caso di somministrazione di bevande alcoliche a minori di 16 anni, la sanzione è costituita dall'arresto fino a un anno; nel caso di somministrazione di bevande alcoliche a minori in età compresa fra 16 e 18 anni, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 250 a 1000 euro. Vi è comunque un paradosso legato all'interpretazione dei Ministeri e riguarda la posizione degli "under 16": se a uno di essi viene venduta una bevanda alcolica c'è la semplice sanzione amministrativa; se invece la bevanda alcolica è somministrata, allora scatta l'arresto.

Articolo tratto dal periodico l'Eco del Tevere

Redazione
© Riproduzione riservata
22/07/2014 15:09:55


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