Il trapianto di testa sarà un intervento possibile tra due anni
Donatore e ricevente - Il donatore della testa e il candidato ideale per riceverlo sono rispettivamente "un individuo che ha purtroppo perso la vita per un trauma cranico puro, senza lesioni sostanziali a carico degli altri organi - spiega Canavero - o chi ha subito un ictus fatale; e (il ricevente) una persona affetta gravemente da una malattia neuromuscolare degenerativa o un soggetto tetraplegico". E' possibile ricostituire la continuità del midollo spinale, il vero punto cruciale dell'impresa, spiega Canavero. Speciali materiali chimici (chiamati fusogeni o sigillanti di membrana) sarebbero in grado di ripristinare l'integrità di un nervo tagliato, e le sperimentazioni in laboratorio condotte nel mondo dal 1999 a oggi ne indicano l'efficacia in tal senso.
Maira: "Un traguardo fantascientifico" - La comunità scientifica, però, appare scettica riguardo all'ottimismo di Canavero. Il direttore dell'Istituto di Neurochirurgia dell'Università Cattolica, Giulio Maira ha affermato: "Il trapianto di testa dal punto di vista tecnico al momento è un traguardo fantascientifico" e che l'annuncio del medico Sergio Canavero, di essere pronto al trapianto di testa in due anni è "una notizia estremamente inattesa e mancano ad oggi le basi sperimentali e di conoscenza che possono permettere di affermare tanto".
Un progetto complicato - L'idea di Canavero è molto complicata da realizzare, ha detto ancora Maira. Le lesioni al midollo sono un problema grave. Si è provato in tanti modi, ha aggiunto, a ripristinare la funzione del midollo lesionato: "con ponti biologici che permettono alle fibre nervose di crescere e riempire il gap lasciato dalla lesione, si è provato con le cellule staminali ma per ora non ci sono risultati validi e siamo lontani da applicazioni cliniche". Maira rileva inoltre che, nell'articolo che ha pubblicato sulla rivista Surgical Neurology International, Canavero spiega di aver fatto esperimenti con macachi e di aver usato dei polimeri inorganici detti fusogeni che dovrebbero, secondo Canavero, "ricucire" la lesione midollare. "Ma è difficile passare dalla parte sperimentale alla parte umana - sottolinea Maira - senza contare i dubbi etici che una simile sperimentazione aprirebbe".
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