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Allarme degli scienziati: “La prossima pandemia sarà scatenata dal virus dell'influenza”

Dopo l'influenza aviaria nei bovini cresce il timore che il virus avvii il contagio interumano

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Una nuova pandemia? Arriverà sicuramente. A lanciare l’allarme su quella che per ora chiamano solo Malattia x  sono gli scienziati di tutto il mondo che avvertono: "A scatenarla sarà un virus influenzale".  Secondo un sondaggio internazionale pubblicato sul The Gurdian,  ben il 57% degli esperti di malattie senior è convinto che un ceppo di virus influenzale sarà la causa della prossima epidemia globale di malattie infettive mortali.

Il risultato del sondaggio

Gli studiosi sono arrivati alla conclusione che la più grande minaccia pandemica arriverà dall’influenza sulla base di ricerche a lungo termine che dimostrano che il virus influenzale  è in continua evoluzione e mutazione.  Jon Salmanton-García dell'Università di Colonia, che ha condotto lo studio  spiega: “L’influenza appare ogni inverno. Potremmo descrivere queste epidemie come piccole pandemie. Sono più o meno controllate perché i diversi ceppi che li causano non sono abbastanza virulenti, ma non sarà necessariamente così per sempre”.  L'indagine ha coinvolto 187 scienziati senior sarà rilanciata anche  al congresso della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive (ESCMID) che si terrà a Barcellona il prossimo fine settimana.

La "Malattia X

"Mentre l'influenza è sempre stata una costante preoccupazione sanitaria, portando a morti e malattie gravi ogni anno, alcuni scienziati parlano un possibile nuovo agente patogeno, ancora sconosciuto, denominato "Malattia X". Secondo il 21% degli intervistati, questo misterioso virus potrebbe sorgere improvvisamente, similmente a quanto accaduto con il Sars-CoV-2 nel 2019. Un ulteriore 15% degli scienziati teme che lo stesso Sars-CoV-2 possa ancora rappresentare una minaccia pandemica. Altri microrganismi mortali – come i virus Lassa, Nipah, Ebola e Zika – sono stati considerati una grave minaccia globale solo dall’1% al 2% degli intervistati. L’influenza è rimasta, in larga misura, la minaccia numero uno in termini di potenziale pandemico agli occhi della grande maggioranza degli scienziati mondiali. 

L’influenza aviaria

Particolare attenzione è rivolta all’influenza aviaria in seguito al monito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, arrivato dopo il passaggio del virus H5N1 dai volatili ai bovini in decine di allevamenti negli Usa, accentuando il rischio che questo possa contagiare in massa anche gli esseri umani. Infatti, più specie di mammiferi vengono infettate dal virus, maggiori sono le possibilità che esso si evolva in un ceppo pericoloso per l’uomo. Fino a pochi mesi fa, non erano mai stati riscontrati casi di aviaria nei bovini.

L'allarme dell’ Oms 

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha espresso timori sull’allarmante diffusione del ceppo influenzale H5N1 a nuove specie, compreso l'uomo. "Resta, penso, una grande preoccupazione", ha detto Jeremy Farrar, capo dell'agenzia sanitaria delle Nazioni Unite, in una conferenza stampa a Ginevra. Il timore, ha spiegato, è che il virus H5N1, che nelle persone infettate attraverso il contatto con animali infetti ha dimostrato "un tasso di mortalità straordinariamente alto", si adatterà per diventare capace di trasmissione da uomo a uomo. Attualmente non esistono prove di trasmissione da uomo a uomo del virus H5N1.  Più specie di mammiferi vengono infettate dal virus, maggiori sono le possibilità che esso si evolva in un ceppo pericoloso per l'uomo, ha detto la settimana scorsa alla rivista Nature Daniel Goldhill, del Royal Veterinary College di Hatfield. 

La comparsa del virus H5N1 nei bovini

La comparsa del virus H5N1 nei bovini è stata una sorpresa, ha aggiunto il virologo Ed Hutchinson, dell'Università di Glasgow. I maiali possono contrarre l’influenza aviaria, ma fino a poco tempo fa i bovini no. Erano infettati dai loro stessi ceppi della malattia. Quindi la comparsa del virus H5N1 nelle mucche fu uno choc. "Significa che il rischio che il virus penetri in un numero sempre maggiore di animali da fattoria, e poi dagli animali da fattoria agli esseri umani, diventa sempre più alto. Quanto più il virus si diffonde, tanto più aumentano le possibilità che muti e possa diffondersi negli esseri umani. Fondamentalmente, stiamo lanciando i dadi con questo virus”.

Casi umani di influenza aviaria

Tra il 2003 e il 1 aprile 2024, l'Oms ha dichiarato di aver registrato un totale di 889 casi umani di influenza aviaria in 23 paesi, inclusi 463 decessi, portando il tasso di mortalità al 52%. All'inizio di aprile le autorità americane hanno comunicato che una persona era risultata positiva all'influenza aviaria dopo essere stata contagiata da una mucca da latte in Texas. Attualmente i casi di trasmissione all'uomo sono molto rari. Un bambino di nove anni, portatore del ceppo H5N1, è morto di influenza aviaria in Cambogia a febbraio, dopo tre decessi nello stesso paese nel 2023. Negli Stati Uniti, il paziente aveva mostrato "arrossamento degli occhi (corrispondente alla congiuntivite), come unico sintomo", hanno detto le autorità, aggiungendo che è stato isolato e trattato con un farmaco antivirale usato per l'influenza.

I vaccini

I ricercatori sottolineano la necessità di una migliore preparazione, citando il relativo vantaggio di avere già sviluppato vaccini contro molti ceppi di influenza, incluso l'H5N1. Tuttavia, la logistica di produzione di vaccini su larga scala in risposta a una pandemia rimane una sfida monumentale.

Il ritorno delle mascherine

Jon Salmanton-García, uno degli autori dello studio, critica il ritorno alle vecchie abitudini igieniche pre-pandemiche, come tossire nelle mani e non utilizzare le mascherine. Avverte che tale negligenza potrebbe avere gravi conseguenze in futuro.

Notizia tratta da tiscali.it
© Riproduzione riservata
22/04/2024 17:42:17


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