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Gio Evan, ‘Ribellissimi’ è il suo nuovo progetto

“Sono felliniano, un amante degli artisti, non solo dell’arte”

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E’ disponibile su tutte le piattaforme digitali e in una esclusiva versione CD autografata “RIBELLISSIMI”, il nuovo progetto discografico di Gio Evan per Capitol Records Italy/Universal Music Italia. Il disco arriva come culmine di un percorso che vede pubblicati, dal 2018 ad oggi, tre album, un lungo elenco di libri (poesie, romanzi e un’antologia) e una serie di brani inediti che hanno contribuito a fare di GIO EVAN un artista unico, difficile da descrivere e definire. Si può parlare di lui come di un “rivoluzionario gentile” che usa le parole per condividere pensieri sul mondo che lo circonda, cogliendone bellezza, contraddizioni, anima e l’intima semplicità.

Come il precedente “Mareducato” (album figlio della partecipazione nel 2021 al Festival di Sanremo con il singolo “Arnica”) anche “Ribellissimi” è un concept album formato da musica (sono 11 i brani in totale compresi i 6 già pubblicati) e 11 poesie musicate tra cui una inedita collaborazione con Roberto Cacciapaglia in “GRAFFI”.

Abbiamo intervistato Gio Evan per parlare con lui del suo progetto inedito. Ecco cosa ci ha raccontato e condiviso.

Intervista a Gio Evan

Partirei dal chiederti quando è nato e come si è strutturato il tuo nuovo progetto, Ribellissimi, e l’ispirazione dietro al titolo del disco.

L’idea e l’ispirazione dietro al progetto “Ribellissimi” si sono sviluppate e hanno preso concretezza nel giro di due anni. Scrivo ed elaboro pensieri e parole continuamente senza un disegno preimpostato, ma ogni tanto mi accorgo che alcune cose che scrivo iniziano ad avere una forma di concetto, una struttura, mi rendo conto che quello che sto creando è un organico a sé, un’idea, un progetto. Poi cerco di interrogare e dialogare con quel concetto, chiedergli cosa voglia da me e perché, ci parlo, faccio meditazione, passeggiate nel bosco, vado a funghi, faccio immersioni, esperienze nella natura che mi permettano di capire cosa voglio essere ora, chi sono, e se quello che ho elaborato mi rispecchia. Dopodiché unisco i puntini e generalmente si delinea sotto i miei occhi un qualcosa che, se sono convinto valga, sia che si tratti di uno spettacolo, un romanzo, un libro di poesia o un disco, cerco di elevare ad opera artistica. In questo caso il disegno abbozzato era un disco, in cui mi accorgevo di fare continue reference, citavo molti nomi che in genere uso nella vita come fossero simbolismi: invece di dire “sono un visionario” tendo a dire “sono felliniano” perché sono amante degli artisti, non solo dell’arte, e credo sia necessario rendere omaggio a questi colossi. Così ho deciso che tutta l’arte di cui mi stavo nutrendo sarebbe stato bello accorparla in questo disco, dargli un nome proprio ed una raffigurazione.

La ribellione di essere spirituali, in un mondo dominato da apparenza, competizione e potere del denaro, è qualcosa di necessario ma, per assurdo, può anche spaventare perché visto e interpretato, da altri, come fragilità? Forse oggi è questa la vera forza?

Assolutamente sì. La ribellione forse è più di una necessità, è un’urgenza. Forse sono eccessivamente allarmista, ma penso che ci troviamo in una fase di distruzione di massa: l’uomo ha deciso di autodistruggersi e così ha dettato la società, il governo, le forze, la pubblicità, la moda, il conformismo… tutto è una programmazione di distruzione. Penso che questo ritirarsi, un termine nato proprio dallo spirito dal momento che significa rientrare dentro sé stessi, sia l’unico metodo per salvarsi: praticare la spiritualità -che non è religione ma intelligenza invisibile – dare importanza a ciò che non si vede e che non è tangibile è l’unica vera forza, Il Piccolo Principe insegna.

“Ulay” parla di rinuncia alla competizione e di fuga dal sistema. Ci si sente alieni in un mondo così schematico e pieno di contraddizioni?

Si, ci si sente sicuramente alieni in questo mondo ma è anche la parte più bella. Io sono divertito da questo sentore extraterrestre, alieno, che non significa alienarsi ma partecipare all’extra celeste, significa far parte di una legge più alta. Questo a volte è divertente, altre volte è sicuramente difficile e ti porta a fare i conti con i tuoi dolori visto che far parte di una minoranza è sempre più faticoso da ogni punto di vista, che sia energetico, economico o relazionale. Ma è lì che risiede la vera bellezza, la qualità… Basti pensare al cinema di nicchia e a quello di massa: la perla che ti può dare un Nanni Moretti e quella che ti può dare Scorsese sono entrambi geniali, ma la libertà e la raffinatezza che non ha perso Nanni Moretti è poetica.

– “Mia madre prima di andare mi ha detto…” Così si apre Susy, un altro tuo pezzo personalissimo, emozionante e intimo, dedicato a tua madre. Come è stato riversare i tuoi sentimenti e queste emozioni? Quando è arrivata la scelta di condividerlo?

Ho un’idea strana della madre, non penso sia una questione biologica ma un ruolo da difendere e preservare. È difficile in Italia, essendo un paese molto tradizionalista e conservatore, proporre schemi o ideali che rompano quella che è stata cultura fino a poco tempo fa. Quando però ho scoperto, leggendo vangelo e testi sacri, che anche la tradizione in realtà non è così lontana da questa idea, mi sono sentito in qualche modo più protetto ed ho deciso di parlarne liberamente. Non è mai facile parlarne, ma fa parte del percorso di accettazione rendersi conto che ad un certo punto nel corso della vita è necessario tagliare il cordone, spezzare il rapporto madre-figlio anche se fa male, perché dalla sofferenza di entrambi nasce una grandissima libertà.

Nella tracklist spicca anche un altro pezzo di cui vorrei chiederti la nascita e la genesi, Carrà.

Mi piaceva l’idea di parlare di Raffaella Carrà, anche se parecchi hanno attribuito il brano al pittore, ma era voluto anche questo equivoco. È stato un po’ come mettere la freccia a destra per poi svoltare a sinistra, visto che si inserisce tra canzoni che fanno chiaro riferimento ad altre grandi icone del mondo dell’arte. In realtà “Carrà” nasce da un sogno in cui mi ritrovavo a chiacchierare con Raffaella. Quando mi sono svegliato ho raccontato questa “visione” abbastanza insolita ad una sciamana che si occupa anche di interpretazione dei sogni e, secondo lei, mi stavo dimenticando una cosa molto importante nella vita: il divertimento. Mi sono accorto che è proprio vero, io sono sereno e felice con me stesso e con la mia vita, ma spesso sono troppo solo (anche se volutamente), mi rintano a leggere, nei boschi e mi perdo qualcosa. Ho deciso di scrivere “Carrà” come fosse una sorta di terapia di divertimento sano, mi sono divertito a scriverla e, poco dopo, ho iniziato a divertirmi di più anche ai concerti.

Nel mondo di oggi, tra valori che si perdono e sfumano sempre più lontani, quali sono i 3 fondamentali che, secondo te, potrebbero essere adatti per “ribellarsi” nella società di oggi?

Credo che le tre cose fondamentali per attuare la ribellione oggi siano indubbiamente essere più forastici possibile, tornare a frequentare paesaggi naturali, ridurre il consumismo e chiedersi sempre se l’acquisto che vogliamo fare sia una necessità o un vizio. Aggiungo un più uno importante se posso, credo sia necessario creare una rete sociale dove alla base ci siano profondità ed una confidenza nitida.

A febbraio e marzo ci sarà il tuo tour che ha collezionato diversi sold out. Cosa puoi anticiparci delle date e di quello che stai preparando per il tuo pubblico?

Lo spettacolo sarà un percorso di narrazione surreale attraverso l’utopia – ovvero il non luogo – e attraverso il regno invisibile dello spirito. La volontà è di riuscire a conoscere il vero significato della fragilità e la forza che c’è dietro la sua accettazione.

Notizia e Foto tratte da Soundsblog.it
© Riproduzione riservata
24/02/2024 13:29:24


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