E’ morto Saccomanni, presidente Unicredit
Ex ministro dell'Economia, aveva 76 anni.
E' morto improvvisamente il presidente di Unicredit, Fabrizio Saccomanni, ex ministro dell'Economia. Aveva 76 anni. Dall'aprile del 2018 era presidente del Consiglio d'amministrazione di Unicredit. Fu direttore generale di Banca d'Italia, e ministro del Tesoro sotto il governo Letta, tra il 28 aprile 2013 e il 22 febbraio 2014. Saccomanni aveva partecipato ieri alla conferenza stampa in occasione della semestrale di Unicredit.
Saccomanni era un uomo schietto a cui riusciva mantenere serenità anche nei periodi più logoranti, era parso a chi l’aveva visto all’opera nell’estate del 1992, quando giorno per giorno doveva difendere la lira dagli attacchi della speculazione finanziaria. Era, allora, capo del servizio rapporti con l’estero della Banca d'Italia, dove era entrato un quarto di secolo prima, a 25 anni, dopo studi alla Bocconi e a Princeton. In un giorno di settembre, il governo dovette decidere la resa: la lira fu prima svalutata e poi espulsa del tutto dal sistema monetario europeo.
E proprio perché Carlo Azeglio Ciampi, allora governatore, e Saccomanni, erano persone senza doppiezze, nei corridoi della politica circolarono accuse velenose: sono degli ingenui, si sono fatti imbrogliare dai tedeschi, hanno prese per buone delle promesse di soccorso da cui la Bundesbank si riservava di dissociarsi. Non era così, da parte tedesca c'era stato vero inganno. Ma così è, in Italia sulle persone come Saccomanni, aperte e senza trucchi, piove spesso l’accusa di non essere furbi abbastanza.
Un caso simile si è infatti ripetuto più tardi, quando Saccomanni ministro dell’Economia, nel 2013, negoziò con gli altri governi dell’euro l’unione bancaria. Si disse che certe clausole su come intervenire sulle banche in difficoltà erano state accettate incautamente, per entusiasmo europeista, e per l'Italia risultavano dannose. Tutti i partecipanti a quel negoziato possono testimoniare che non c'era possibilità di ottenere di meglio, e impuntarsi avrebbe diffuso sfiducia nel sistema creditizio italiano.
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