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Ad un mese dalle elezioni, ripercorriamo quanto accaduto nelle amministrative

Tra vittorie e sconfitte ci si prepara alle elezioni regionali in Umbria e Toscana

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Al termine di una fra le campagne elettorali in assoluto più “mosce”, funge pur sempre da contrappeso l’ottima percentuale di affluenza alle urne registrata in occasione delle europee 2019, che è stata ulteriormente alimentata nei Comuni in cui si votava anche per il rinnovo di sindaco e consiglio. A questo proposito, proprio l’Umbria è stata la regione con il più alto rapporto fra votanti e aventi diritto, raggiungendo il  67,69%. Se si reca a votare, vuol dire il cittadino sente di dire la sua, soprattutto in periodi nei quali avverte il bisogno di cambiamento. E i segni lasciati in ultimo dalle crocette degli elettori hanno sensibilmente modificato gli scenari: si pensi al crollo del Movimento 5 Stelle, che appena 15 mesi fa era il primo partito italiano, ma anche a Forza Italia, che scende sotto la doppia cifra percentuale. Sale la Lega, che ora detiene la leadership nazionale (e dire che cinque anni fa sembrava quasi morta!) e guadagna terreno anche Fratelli d’Italia, così come recupera posizioni il Partito Democratico del post Renzi, con l’avvento di Nicola Zingaretti che ha fatto risalire le quotazioni, portando il Pd su un ipotetico secondo gradino del podio. Anche a livello di amministrative su scala nazionale, è una questione fra centrodestra e centrosinistra in tutti i Comuni più grandi e il 5 Stelle è scomparso dalla scena anche nelle città in cui governava, vedi Livorno, dove non è arrivato nemmeno al ballottaggio. Per quanto il dato debba essere preso con un margine di cautela, le europee hanno fatto capire come l’Italia stia politicamente tornando sui binari del bipolarismo. Il governo centrale si giocherà ora tutte le proprie carte in autunno, quando si tratterà di far partire le grandi opere, di scongiurare l’aumento dell’Iva e di far ripartire l’economia. Per imporre Tav e “flat tax”, la Lega ha ora un ostacolo in meno.

ALTA VALLE DEL TEVERE E ALTO SAVIO: I PARTITI ALLE EUROPEE, IL VALORE DELLA PERSONA ALLE COMUNALI

Quale bilancio stilare delle consultazioni del 26 maggio nei tre comprensori di nostro riferimento? Intanto, la sostanziale assenza del 5 Stelle, calato sensibilmente anche qui per ciò che riguarda le europee e non in gara nei dieci Comuni andati al voto. Ricordiamo che nel 2014 i “grillini” avevano un proprio candidato sindaco (eletto) a San Giustino, cosa che non è avvenuta stavolta e che i loro rappresentanti siedono nei consigli comunali di Città di Castello, Umbertide, Sansepolcro e Anghiari, dove si è votato nel 2016 e nel 2018, anni nei quali la parabola del 5 Stelle era ancora in fase crescente. Diciamolo francamente: il 5 Stelle è presente in Alta Valle del Tevere, ma anche nei frangenti migliori le proprie radici non hanno attaccato fino in fondo, per cui è si dovuto accontentare solo di buoni risultati, rimanendo sempre fuori dalle partite che contano. Via libera, invece, per la Lega, che ha messo insieme percentuali impensabili anche in realtà come la Valtiberina Toscana, nelle quali non ha fatto più di tanto. Eppure, ha superato alla grande il 40% dei consensi: non vorremmo, semmai, che a prevalere fosse stata la “pancia” degli elettori ad alimentare il vento “verde” che sta tirando in tutta Italia. O che quantomeno sia stato il classico voto di protesta. Un trend chiaro, che però non ha avuto pari riscontro a livello di amministrative e in questo caso di comunali: più di un elettore, insomma, ha cambiato orientamento nel passare da una scheda all’altra. E allora, entrando in presa diretta nell’argomento relativo ai vari Comuni e agli esiti delle amministrative, non possiamo dapprima sottacere un particolare preoccupante: quello dei tre Comuni presentatisi al voto con un solo candidato sindaco, a testimonianza di una mancanza di fiducia verso chi governa che oramai alberga in queste realtà, peraltro marginali sul piano economico. E viene da porsi un’altra domanda: se non vi fossero state le europee a fungere da traino, il quorum dei votanti sarebbe stato ugualmente raggiunto? Ciò premesso, andiamo nei posti in cui la competizione c’è stata e le conferme nel ruolo di sindaco diventano grandi vittorie personali per Paolo Fratini, Marco Baccini, Alfredo Romanelli e Mirco Rinaldi, seppure per motivi diversi. Secondo mandato appena avviato per questi quattro sindaci. C’è poi anche dell’altro e allora andiamo e ricapitolare la situazione Comune per Comune, privilegiando il criterio del numero degli abitanti secondo l’ordine decrescente.

SAN GIUSTINO E BAGNO DI ROMAGNA: LE SOLIDE CONFERME DI PAOLO FRATINI E MARCO BACCINI

Il più popoloso del lotto dei dieci Comuni al voto è quello di San Giustino, dove all’improvviso l’esito della sfida a due fra Paolo Fratini e Lucia Vitali si era fatto più incerto, per effetto dei risultati delle europee in questo Comune: sommando il 42,91% della Lega con il 4,77% di Fratelli d’Italia e il 4,63% di Forza Italia, si ottiene infatti un ipotetico 52,31%, che teoricamente avrebbe potuto giocare non a favore di Fratini. Ebbene, nella sfida per la poltrona di sindaco l’urna ha espresso un verdetto ribaltato: Fratini ha infatti sfiorato il 60% (59,27%), con un divario di 1184 preferenze rispetto alla Vitali. Una forbice che il lunedì mattina – considerando l’exploit di Lega e centrodestra – era divenuta impensabile; evidentemente, molti elettori che sul piano politico la pensano diversamente (e fra questi vi sono sicuramente anche i simpatizzanti del 5 Stelle) hanno “disgiunto” la loro opinione, dando fiducia all’uomo Fratini e al suo gruppo, nel quale un peso determinante per l’affermazione elettorale l’ha esercitato la compattezza della sinistra, che a San Giustino conserva un enorme peso; per avere la conferma, è sufficiente contare quanti esponenti la sinistra è riuscita a piazzare in consiglio comunale. Alla sua prima esperienza da candidato sindaco, Lucia Vitali esce con una punta di amaro in bocca, perché anche nella sconfitta avrebbe auspicato una percentuale più alta. Da rilevare un particolare: i totali a tre cifre che hanno caratterizzato quasi sistematicamente i candidati di lista a San Giustino, al punto tale che c’è gente rimasta fuori dal consiglio, pur avendo superato le 100 preferenze personali. Facendo un raffronto con il vicino Comune di Sansepolcro, emerge una sorta di paradosso: con quasi 4mila abitanti in più, a Sansepolcro c’è chi è entrato anche con soli 30 voti e comunque anche i più votati in passato si sono fermati a quota 300. Ebbene, a San Giustino – nella lista che appoggiava la Vitali – c’è stato l’exploit di Corrado Belloni, capace di arrivare a prendere ben 519 voti, a dimostrazione del fatto che il vero leader dell’opposizione rimane lui e che del suo serbatoio di voti era impossibile fare a meno. Da San Giustino a Bagno di Romagna, dove Marco Baccini – prima ancora che il centrosinistra – si è confermato con una sorta di plebiscito: 2367 voti (e un ottimo 62,49%) contro i soli 819 di Lorenzo Spignoli, il predecessore che fra Comune e Comunità Montana aveva dominato la scena per 30 anni e che al suo rientro nell’agone è stato letteralmente stracciato, quasi come se qualcuno gli avesse voluto dire: “Il tuo tempo è oramai passato”. Un Baccini portato in carrozza al termine di una sfida senza storia, che ha fatto arrossire anche un centrodestra baldanzoso a livello nazionale, perché il 15,89% di Alessia Ruggeri – “cenerentola” nel Comune termale dell’Alto Savio – significa davvero poca cosa.

IL RIBALTONE DI CITERNA E IL PASSAGGIO DI CONSEGNE A PIEVE SANTO STEFANO

Quanto detto per Bagno di Romagna non vale sul conto di Citerna, Comune dal quale arriva la notizia più rilevante: dopo 75 anni di sistematica leadership di sinistra e centrosinistra, ecco il ribaltone che porta alla guida del Comune più settentrionale dell’Umbria il 31enne Enea Paladino. Colpo di scena? Francamente no. Da tempo, si udivano tuoni che erano il chiaro presagio della tempesta in arrivo. Già nel 2014, il centrosinistra e Giuliana Falaschi si erano imposti per 38 voti su Giuseppe Mauro Della Rina e con il terzo incomodo chiamato Gianluca Cirignoni, che - rompendo con lo schieramento di Della Rina - aveva di fatto accompagnato la Falaschi verso il successo. Il quinquennio di amministrazione non aveva restituito la giusta fiducia alla popolazione citernese (intesa anche come pistrinese e fighillese), che alla prima occasione non ci ha pensato due volte a prendere la scure, abbattutasi duramente sulla malcapitata di turno, Benedetta Barberi Nucci, vice della Falaschi e indicata come sostituta per il centrosinistra. Per lei, soltanto un “misero” 41,71%. La dinamica degli eventi e la sua vivace attività politica hanno perciò creato con il tempo le condizioni favorevoli per Enea Paladino, che entra così nella storia di Citerna per essere colui che ha cambiato il vento politico di questo Comune. Vento che invece non ha cambiato direzione a Pieve Santo Stefano, dove già alle europee il centrodestra aveva toccato un 56% più che indicativo. Claudio Marcelli è stato protagonista di una vittoria comunque annunciata, trattandosi di colui che - come primo referente di una squadra oramai consolidata e dai meccanismi di funzionamento ben “oliati” - avrebbe portato avanti la linea politico-amministrativa tracciata da Albano Bragagni, al suo congedo da primo cittadino dopo una parentesi di 29 anni nell’arco degli ultimi 34. Marcelli, fedele braccio destro per più legislature di un Bragagni che lo ha subito indicato come suo naturale erede per le grandi doti di pubblico amministratore messe al servizio della collettività, corona così il sogno di indossare la fascia tricolore, legittimata da un 60% circa di “sì” nei suoi confronti. È invece bruciante la sconfitta di Giacomo Benedetti e del centrosinistra, che si fermano al 31,17%: “Pieve è un paese che, sotto questo profilo, si è da tempo cristallizzato”, ha detto in forma laconica il candidato del centrosinistra pievano. Piccola vittoria, perché tale deve essere considerata, per Guido Galletti, il candidato avulso da ogni schieramento e uscito all’ultimo istante: il 9,47% incamerato gli consente di garantirsi quello scranno consiliare dal quale potrà esercitare la sua protesta. Una bella dimostrazione di coraggio: ci ha messo la faccia ed è stato premiato.  

I PARTICOLARI PRIMATI DI MIRKO CECI A PIETRALUNGA, DI ALFREDO ROMANELLI A MONTERCHI E DI MIRCO RINALDI A MONTONE

Il ping-pong demografico ci riporta in Umbria, a Pietralunga, realtà con appena poco più di 2mila abitanti ma con ben quattro aspiranti alla poltrona di primo cittadino. Il braccio di ferro fra l’attuale sindaco Mirko Ceci e quello del passato, Furio Ferruccio Benigni (lo è stato dal 1990 al 1995 e ora era tornato alla carica) si è risolto in favore del primo, che ha sopravanzato il secondo per 114 voti. Ceci è già operativo nel suo terzo mandato consecutivo (record per il territorio altotiberino), mentre Benigni e la sua squadra monopolizzano i banchi dell’opposizione: Donatello Pauselli della lista civica e Donato Cancellieri del centrodestra – ultimo classificato - non sono infatti entrati in consiglio. Da Pietralunga a Monterchi (di nuovo sul versante toscano), con la netta affermazione di Alfredo Romanelli, al quale l’elettorato ha rinnovato una fiducia di fatto incondizionata: più che doppiato lo sfidante Lorenzo Minozzi, segretario del locale Partito Democratico, che pensava quantomeno di potersela giocare alla pari. Invece, non c’è stata storia e il 68,07% dei consensi si trasforma in record per Romanelli e per Monterchi, che mai aveva eletto un sindaco con un verdetto così vistoso. I cittadini hanno riconosciuto a Romanelli la voglia di lavorare e di cambiare tradotta in fatti concreti, più alcune importanti operazioni come quella legata alla Madonna del Parto: se dapprima era un affresco dentro una vecchia scuola, ora è un capolavoro all’interno di un museo. Se non c’è stata storia a Monterchi, figuriamoci a Montone, dove Mirco Rinaldi – sul quale pendevano tutti i pronostici della vigilia – ha vinto con il 92,30%! Un cappotto di portata nazionale, quello ai danni di Andrea Pecorini, che riconosce la proficua attività di Rinaldi – già ben integrato da tempo nel tessuto sociale montonese – e il suo operato quinquennale, iniziato con l’ampliamento della zona industriale di Santa Maria di Sette attraverso il trasferimento di due importanti realtà di vallata e proseguito con un’opera di ulteriore valorizzazione dello stupendo centro storico. Il sindaco giusto per il luogo giusto, insomma: il suo trionfo ha quindi una spiegazione.

I TRE COMUNI CON UN SOLO CANDIDATO SINDACO E LE METAMORFOSI POLITICHE DEI COMPRENSORI

Chiusura con i tre Comuni che avevano un solo candidato sindaco: i comuni di montagna hanno dimostrato la forte perdita di fiducia dei cittadini nei confronti della politica, che sta portando anche ad una perdita di democrazia, in questi piccoli comuni, dove quasi sicuramente se non ci fosse stato il traino delle europee, difficilmente si sarebbe raggiunto il quorum, confermato il secondo mandato per Alberto Santucci e Badia Tedalda e per Gianluca Moscioni a Lisciano Niccone; prima esperienza per Franco Dori a Sestino, unico incredibile caso nelle “corse a uno” in cui a non ripresentarsi è stato il sindaco uscente e viene ancora da domandarsi per quale motivo siano mancate le due pedine che avrebbero consentito a Marco Renzi di garantirsi il numero minimo. Ma tant’è: la Valtiberina Toscana, proprio come dieci anni fa, torna a mutare quasi completamente la propria pelle politica; dei sette Comuni del comprensorio, cinque sono governati da maggioranze di area centrodestra, uno soltanto (Badia Tedalda) rimane al centrosinistra e poi c’è la situazione “ibrida” di Sansepolcro, con liste civiche trasversali in maggioranza e Pd, Lega, Forza Italia e 5 Stelle all’opposizione. In Altotevere Umbro, il centrosinistra tiene ancora abbastanza bene, pur avendo perso un altro pezzo: alla roccaforte Umbertide, caduta nel 2018, si è aggiunta Citerna. È un 6 su 8 che comunque deve indurre a una riflessione, non dimenticando che presto in Toscana e prestissimo in Umbria si voterà per le regionali: in entrambi i casi, Lega e centrodestra sanno che lo storico ribaltone è a portata di mano.                                                

Redazione
© Riproduzione riservata
25/06/2019 17:46:27


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