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Il bugiardo patologico: la menzogna come necessita’. Perche’?

Le bugie vengono dette per nascondere le proprie debolezze o fallimenti

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Quella di dire le bugie è una fra le abitudini più brutte che esistano, perché così facendo viene meno il rispetto di alcuni fra i principi più nobili e importanti: la correttezza e la trasparenza, che poi si trascinano appresso anche la serietà. Quante volte si sente pronunciare il seguente ammonimento: “Stai attento a quell’individuo, perché è un trappolone!”. Magari, per “trappolone” si intende anche il suo modo di fare, però è pur sempre espressione di un qualcosa che nei fatti non torna con quanto detto a parole. Poi, esistono più tipi di bugie, da ricondurre alle “causali”: spesso, si dicono “una tantum” per interesse proprio, con il proponimento di evitare una seconda volta. E spesso, una bugia architettata con un proposito risolutore o conciliante (il caso di persone che, per risolvere una situazione altrimenti compromettente per qualcuno, si attribuiscono responsabilità oggettive che non hanno) diventa la medicina più efficace, tant’è che una volta, affrontando lo specifico argomento, un prete ebbe a concludere che “una bugia detta a fin di bene non costituisce peccato”. Che lo abbia fatto a mo’ di battuta o con profonda convinzione, poco conta: non ce la sentiamo di contraddirlo. C’è però chi deve ricorrere alle bugie per principio, quasi come se fosse una sua esigenza. E allora, per questa persona la menzogna diventa uno stile di comportamento tale da sfociare in una sorta di malattia. Siamo arrivati al “dunque”: il bugiardo patologico è l’argomento del quale mi voglio occupare per capire come un individuo (uomo o donna che sia) avverta con la lingua il bisogno sistematico di alterare la realtà, senza preoccuparsi delle conseguenze esercitate sugli altri anche dal punto di vista emotivo. Perché insomma deve mentire per principio fino addirittura a ingannare sé stesso, perché a volte finisce con il crearsi una convinzione vera delle sue falsità, a forza di pronunciarle a ripetizione? Il bugiardo patologico è definito anche “cronico” o “abituale”.

INSODDISFAZIONE E DISAGIO ALLA BASE DI TUTTO

Parliamoci chiaro: chi nella sua vita non ha mai pronunciato una bugia, scagli la prima pietra! Tranquilli, tutti ce ne staremmo fermi, perché anche nella più innocente delle forme lo abbiamo fatto. Ma il bugiardo patologico lo fa con crismi “scientifici”. La spiegazione di questa particolare “figura” emerge nel libro “Circondati da psicopatici”, scritto dalla dottoressa Barbel Mechler, che insegna anche a riconoscere il bugiardo patologico: trattasi appunto di persona che non può fare a meno di dire menzogne. Ma per quale motivo, insisto nel dire? Semplice: ha una preoccupazione così smodata di essere etichettato nella sua vera veste, che deve tessere un’accurata “tela” di bugie al fine di esaltare la propria immagine. E il bello è che – sottolinea la dottoressa Mechler – chi si comporta in questa maniera tiene un atteggiamento molto sicuro di sé e all’insegna dell’autostima. Con la “tela” di bugie si costruisce pertanto una maschera, che non gli serve per omologarsi non a uno dei modelli propinati oggi, ma al modello di vita che vorrebbe vivere e che non riesce a realizzare. In altre parole, il bugiardo patologico è fondamentalmente un insoddisfatto. Attenzione, poi: non accetta mai di essere scoperto e, una volta smascherato, cambia ripetutamente la versione dei fatti, agendo persino in modo imprevedibile pur di confermare a sé stesso e agli altri che lui è in realtà chi ha sempre fatto credere di essere. Esistono dieci particolari caratteristiche attraverso le quali la dottoressa Mechler invita a riconoscere il bugiardo patologico: 1) la necessità di “indorare la realtà”, ovvero di dare un’immagine vincente di sé stesso. La mediocrità non gli appartiene e tutto appare più bello di quello che è. 2) l’assenza di rimorso o di senso di colpa. Non c’è quindi una morale di fondo. Vive fra le sue congetture e non si pone il problema principale: come farebbe ogni altra persona al suo posto. Il bugiardo patologico pensa poi che tutto gli sia dovuto: ha una forma particolare di egocentrismo e quindi prima deve essere soddisfatto lui e poi gli altri. Pur di essere accontentato, racconta molte bugie. 3) la presunzione di intelligenza e furbizia. Con la realtà abbellita che si costruisce, si reputa superiore verso chi prende la vita come viene e accetta anche le esperienze negative. E spesso è portato a guardare gli altri dall’alto in basso. 4) l’esposizione avvincente dei fatti. Vi è la tendenza del bugiardo cronico a ingigantire gli eventi per dare ad essi la veste di un’avventura della quale lui è l’eroe. Uno fra i suoi vezzi è quello di avere un pubblico pronto ad ascoltare i suoi racconti e a rimanerne affascinato. 5) la convinzione di essere irresistibile. L’esposizione dei fatti è oltremodo colorita e pensa che chi lo ascolta rimanga ammirato e affascinato da lui. Il presupposto dal quale parte è il narcisismo: credendosi una persona straordinaria, per gli altri diventa – a suo parere – un onore poterlo conoscere. 6) il cambio nelle versioni dei fatti a seconda della convenienza personale. Ciò deriva dalla necessità del bugiardo di fare colpo sul diretto interlocutore e allora, pur di riuscirvi, cambia idea o fa credere di averla cambiata. Se però nota un calo di attenzione o una non condivisione delle sue idee, allora è capace di spostarsi anche lui nella stessa direzione, cercando magari di far passare per stupido l’interlocutore, che poi – per non metterlo in imbarazzo – preferisce stare zitto. Ma così facendo, aumenta le certezze nel bugiardo. 7) l’assuefazione personale alle sue stesse bugie. Quando una menzogna è costruita così bene da avere delle logiche proprie, che nel caso vengono a essere trovate anche per forza, il bugiardo finisce con lo strutturare il suo mondo immaginario come se fosse vero. Confondendo sogno e realtà, non riesce più a distinguere e quindi arriva alla convinzione che le sue menzogne siano la realtà. 8) il rifiuto delle responsabilità. Il bugiardo non ammette di avere sbagliato o di dover dare delle spiegazioni e allora dice menzogne anche in situazioni quotidiane e di importanza irrilevante. Per cui, conta inventarsi la scusa senza porsi il dubbio di avere sbagliato. 9) intolleranza verso le bugie altrui. È strano e persino paradossale che chi è bugiardo cronico non sopporti chi si comporta alla sua stessa maniera. E se lo scopre, si sente ferito nell’orgoglio, tanto da trasformarsi all’improvviso nel paladino della verità. E allora, fa della verità una sua grande missione: per portare avanti la crociata della verità e dell’onestà, si scaglia contro il suo interlocutore, attaccandolo da ogni parte. 10) incapacità di ammettere di aver torto. Pur di prendersi la ragione, il bugiardo cronico si aggrappa a tutto, persino a dimostrazioni scientifiche con le quali avvalorare la sua tesi, che spesso non hanno nemmeno una esistenza certa. Se poi avverte che la sua sicurezza è messa in pericolo, comincia ad arrampicarsi sugli specchi e comunque alla fine la spunta lui.

LE MOSSE ELUSIVE DEL BUGIARDO

Come si riconosce un bugiardo patologico? Siccome il suo intento è quello di nascondere i fatti al fine di eludere la verità, per fare questo deve studiare il comportamento e la personalità dell’interlocutore, al fine di scovare i punti deboli sui quali giocare. Il bugiardo patologico è sprovvisto di una coscienza morale e di empatia, ovvero della capacità di comprendere gli stati d’animo degli altri. Non solo: fa difficoltà anche nel mostrare le sue vere emozioni, perché legate a una costruzione che non è reale e di conseguenza non vi può essere schiettezza nei sentimenti esternati. Allo stesso tempo, però, è naturale quando racconta le sue bugie: il bugiardo esperto non perde il contatto oculare diretto con l’interlocutore, tenendo un atteggiamento rilassato e socievole. Qualche soggetto ha imparato a evadere il contatto oculare diretto con particolari artifici, vedi il sorriso e le battute di spirito al fine di sviare l’attenzione. Il risvolto sotto certi aspetti peggiore della figura del bugiardo si manifesta quando quest’ultimo diventa un manipolatore, nel senso che cerca di studiare a fondo l’interlocutore per poi regolarsi in base a quelli che sono i suoi orientamenti e quindi mettono in atto un meccanismo di seduzione, cercando di assecondarlo nei suoi voleri e nelle sue opinioni. L’interlocutore capta dai comportamenti e dai discorsi un atteggiamento di condivisione, che invece è soltanto un tranello, un modo efficace per adescare la vittima. Il bugiardo patologico – come già ricordato – non è infine assalito dal pentimento; anzi, il senso di colpa o il disagio, quando viene pizzicato in flagrante, sono situazioni che non lo toccano. E se qualcuno lo smaschera, facendo cadere il suo castelletto, ha una reazione rabbiosa e aggressiva che non origina dal fatto di essere stato scoperto, ma dalla difficoltà creatasi nell’essere creduto. Come allora si può notare, esistono più bugiardi patologici, ma difficilmente uno è uguale all’altro.        

IL TRADITORE DELLA PROPRIA DONNA FRA I BUGIARDI PATOLOGICI, SPESSO STIMOLATO DAL NARCISISMO

Nella categoria dei cosiddetti “bugiardi patologici” rientrano anche quegli uomini che tradiscono la compagnia quasi come se per loro si trattasse di una esigenza. Perché lo fanno? Il bisogno estremo di riconoscimento starebbe alla base di questo comportamento: trattasi di uomini che vogliono sentirsi sempre desiderati, apprezzati e amati, cercando all’esterno ciò che temono di perdere all’interno della coppia o che, da soli, non riescono a dare a loro stessi. La paura più grande che li assilla è quella di venire abbandonati e, per mettersi al riparo da questo rischio, preferiscono coltivare più relazioni in forma parallela, evitando così di rimanere soli. E in molti casi è il narcisismo a farla da padrone: uomini che prendono consapevolezza della loro forza nel momento in cui riescono a far innamorare una nuova “preda”, tenendo un atteggiamento che all’inizio è molto compiacente e che è in grado di conquistare la donna. Con il passare del tempo, però, l’interesse per la conquista appena fatta comincia a scemare lentamente e l’uomo traditore insegue nuovi traguardi, sempre per mantenere elevato il proprio “ego” e per evitare di trascorrere un solo momento senza una donna con la quale avere una relazione. Gli esperti dicono che, quando un uomo possiede questi vezzi, difficilmente è portato a cambiare, perché è una questione di indole. Solo attraverso una ferma volontà interiore può sperare di cambiare, per cui deve avere dentro una enorme voglia di cambiare. Vi sarebbe una precisa spiegazione dietro il sistema di bugie architettate dal traditore della compagna, derivante da un qualcosa ereditato nell’infanzia: il bambino di allora si sarebbe radicato nella mente di dover cambiare rispetto a come era, perché altrimenti non sarebbe stato apprezzato e amato. C’è quindi un retroterra basato su paure e carenze e non su un elemento forza, come erroneamente si è portati a pensare. E in tenera età, poi, il bambino si accorge anche delle insidie e delle trappole attorno alle quali ruota il mondo, per cui ripone la fiducia solo su sé stesso e non sugli altri e quindi ha la tendenza a tenere tutto sotto controllo. Il sistema per fare ciò è quello di trasformare la realtà e sé stesso: viene reso tutto più bello e così viene anche apprezzato, ma si capisce bene che il movente di fondo è solo la disperazione.           

MALATTIA SENZA GUARIGIONE?

Insoddisfazione, disperazione, narcisismo, desiderio di emulazione, paura, invidia mal repressa e altro: sono diverse le cause scatenanti. A giudicare da quanto appena letto, il profilo del bugiardo è paragonabile a quello di un malato. Non a caso, abbiamo parlato di bugiardo patologico e quindi il risvolto della malattia è già insito in questo termine. C’è chi insomma avverte il bisogno di mentire, alla pari di chi non può stare senza bere, fumare oppure giocare. Un’esigenza, in altre parole, che può nascere da più motivi, ma che porta a tenere uno stesso comportamento, molto spesso fatto di congetture tali da dover stare sempre attenti a dare un filo logico ad esse per non correre il rischio di essere scoperti. Basta un particolare che agli occhi del sincero non torna e la “gaboletta” viene alla luce. C’è chi riesce a tenere in piedi il suo castelletto per anni e chi invece lo vede crollare subito; evidentemente, quest’ultimo potrà così maturare la convinzione di essere uno non portato a dire bugie. E c’è anche chi si crea la fama di bugiardo: la gente non lo isola, ma nemmeno crede a quello che dice e ogni volta che apre la bocca gli fa la “tara”, ovvero separa la presunta componente di verità da quanto ritenuto falso. Le bugie sono sempre esistite; poi, vi sono quelle con risvolto benefico (chi le dice, è però un bugiardo occasionale e non seriale), quelle figlie della spacconeria, quelle di comodo e quelle divenute così classiche da scattare in automatico, come per esempio la giustificazione di un ritardo a un appuntamento o sul posto di lavoro: c’è sempre inevitabilmente una rotatoria ingolfata di auto che fa perdere tempo. Le peggiori bugie sono però quelle che possono compromettere i rapporti, dettate in genere dall’invidia e dall’insoddisfazione, che sfociano in malignità. Ma anche l’omertà e l’ipocrisia sono forme di bugia: la prima serve per “pararsi”, la seconda è il tentativo di nascondere la realtà come fa chi ostenta il benessere, facendosi magari vedere al volante di una grossa vettura, oppure chi si regola al contrario, nel senso che economicamente sta bene, ma non vuol farlo capire e allora tiene un tenore di vita che agli occhi degli altri appare basso. Si può guarire da questa malattia? Se uno lo vuole, tutto è possibile. Basterebbe fare un bagno di umiltà con un esame di coscienza molto obiettivo, perché agli altri si può cercare di far capire quello che si vuole, ma poi i conti con la realtà vera sono personali e allora è inutile arrampicarsi, tanto il dramma personale rimane. Dire la verità e percepire dagli altri la sensazione di essere considerati persone corrette e affidabili è gratificante a livello umano e fa star bene dentro: se il bugiardo lo capisce, ha già compiuto un bel passo avanti. Semmai, potrà divertirsi a usare lo stesso metro verso l’interlocutore, proprio come nella barzelletta dell’anziano che ha più di 70 anni e che spiega al medico il suo malessere perchè l’amico coetaneo gli ha confidato che, nonostante l’età, sul piano delle prestazioni sessuali è ancora attivo. E il medico gli risponde con un’altra domanda: “Perché non glielo dici anche tu?”.                               

 

Ci sono due categorie di bugiardi: quelli che dicono una bugia per opportunismo per ottenere qualcosa e quelli che le dicono talmente grandi e di frequente, che nessuno più ci crede. Le bugie vengono dette per nascondere le proprie debolezze o fallimenti, per la paura di ciò che gli altri possono pensare di noi o che potrebbero scoprire di noi. Ma ogni volta che diciamo una bugia, la cosa che temiamo diventa più forte. Personalmente disprezzo coloro che possiedono una natura infida, per i quali la menzogna costituisce la regola.

Domenico Gambacci
© Riproduzione riservata
21/06/2019 09:06:41

Punti di Vista

Imprenditore molto conosciuto, persona schietta e decisa, da sempre poco incline ai compromessi. Opera nel campo dell’arredamento, dell’immobiliare e della comunicazione. Ha rivestito importanti e prestigiosi incarichi all’interno di numerosi enti, consorzi e associazioni sia a livello locale che nazionale. Profondo conoscitore delle dinamiche politiche ed economiche, è abituato a mettere la faccia in tutto quello che lo coinvolge. Ama scrivere ed esprimere le sue idee in maniera trasparente. d.gambacci@saturnocomunicazione.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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