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Italia a rischio attentato

Il ministro dell’Interno: leva obbligatoria negli Alpini

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L’attentato in Sri Lanka? Per il ministro dell’Interno Matteo Salvini anche l’Italia è a rischio. Sorvolando su tutte le azioni di protezione attivate negli anni scorsi quando l’allarme terrorismo era molto alto in Europa, spiega: «Dobbiamo organizzarci perché in Italia non succeda. Le forze dell’ordine stanno controllando migliaia di punti che potrebbero essere a rischio e quindi contiamo su di loro, che sono tra le migliori del mondo. Finora, fortunatamente, noi non abbiamo avuto problemi o li abbiamo sventati prima che succedesse qualcosa».

Se nella simbologia cristiana la Pasqua è un periodo di pace, per il ministro Salvini sono stati due giorni di messaggi di guerra. Ha rilanciato l’ipotesi di reintrodurre la leva militare obbligatoria. «Magari nel corpo degli Alpini», ha sottolineato. Un’ ipotesi bocciata subito dalla Difesa, aumentando il numero di motivi di scontro tra Lega e Cinque Stelle. «Pensiamo al futuro non al passato», è la risposta fatta trapelare dal ministero di Via Venti Settembre.

Era proprio il giorno di Pasqua e il mondo cattolico era in lutto per gli attentati nelle chiese dello Sri Lanka costati la vita a centinaia di persone, quando Luca Morisi, “spin doctor” di Salvini pubblicava sui suoi social una foto del ministro armato di mitra. Sempre nello stesso post, sopra la foto, Morisi, aveva scritto: «Vi siete accorti che fanno di tutto per gettare fango sulla Lega? Si avvicinano le Europee e se ne inventeranno di ogni tipo per fermare il Capitano. Ma noi siamo armati e dotati di elmetto!». Parole che da due giorni stanno provocando accese polemiche. «Polemiche fondate sul nulla - ha risposto ieri Salvini - Stamani (ieri, ndr)hanno polemizzato anche sui peluche (un’altra foto postata dal ministro, ndr). Se la sinistra si attacca alle foto per polemizzare vuol dire che stiamo lavorando bene».

Secondo Salvini sta andando molto bene anche la sua politica sugli sbarchi. «Il dato aggiornato a questa mattina - spiega - è di una riduzione del 91 per cento in un anno. Abbiamo dimostrato che volere è potere: in Italia si arriva con il permesso». La tendenza era già in corso da un anno. Rispetto al 2017, nel 2018 c’è stata una riduzione degli sbarchi di oltre l’80 per cento. Risulta ancora molto bassa invece la quota di rimpatri. Nel 2018 sono stati circa 5mila, 1500 in meno rispetto al 2017. Nel 2019 si sta avanzando a una media di 18 rimpatri al giorno. Andando avanti di questo passo, per completare l’opera di rimpatrio dei cinquecentomila irregolari presenti in Italia servirebbero più di 70 anni.

Notizia e Foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
23/04/2019 18:06:20


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