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Stallo nell'offensiva su Tripoli, Haftar vola al Cairo

Sarraj ordina di liberare i prigionieri minorenni

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L’undicesimo giorno di guerra alle porte di Tripoli è stato segnato da uno stop dell’offensiva di terra delle forze di Khalifa Haftar, che secondo alcune fonti avrebbero pagato un prezzo altissimo in termini di vite dall’inizio dell’attacco alla capitale. I militari del governo di unità nazionale guidato da Fayez al Sarraj hanno abbattuto un caccia nemico e assicurato una nuova linea difensiva più profonda lungo l’asse del fronte meridionale. In una situazione di sostanziale stallo sul terreno, il maresciallo è volato al Cairo, dove ha incassato il rinnovato sostegno di uno dei suoi principali alleati, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Il faraone, secondo quanto ha fatto trapelare ai media, ha ribadito «il sostegno dell’Egitto agli sforzi della lotta contro il terrorismo e le milizie estremiste per realizzare la sicurezza e la stabilità della Libia». Ma gli osservatori leggono la mossa di Haftar come un segnale di debolezza da parte del maresciallo, in evidente difficoltà di fronte a un’offensiva pensata come un blitzkrieg ed arenatasi invece in un pantano di battaglie ben lontane dal cuore della capitale. «Haftar ha tentato un golpe militare contro la Libia. Ha fallito, e non sarà sufficiente che si ritiri a Bengasi. La comunità internazionale esca dalla sua ambiguità», ha tuonato l’ambasciatore libico a Bruxelles Hafed Gaddur. Ci sono Paesi «che tramano alle spalle del governo legittimo e riconosciuto dalla comunità internazionale», ha aggiunto l’ex ambasciatore di Tripoli a Roma, «ma noi sappiamo chi sono». In serata, anche un portavoce dell’esecutivo tripolino, Muhannad Younis, ha escluso che il governo di Accordo nazionale libico di Fayez al-Sarraj possa accettare alcun cessate il fuoco adesso, almeno fin quando le forze di Haftar non saranno ritornate alle posizioni di partenza. 

Così, in un quadro ancora molto fluido, lunedì atterreranno a Roma due avversari dell’uomo forte della Cirenaica per consultazioni con il governo italiano. Il primo è Mohammed Al Thani, vicepremier e ministro degli Esteri del Qatar, Stato sponsor dell’esecutivo Sarraj. Il secondo è Ahmed Maitig, numero due del Consiglio presidenziale ed esponente di Misurata, la città libica più potente a livello militare le cui milizie sono schierate a difesa di Tripoli. Entrambi avranno colloqui sia con il premier Giuseppe Conte che con il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi.

Intanto, i morti accertati nell’ovest libico sono oltre 130, tra i quali 35 bambini. La tv al Ahrar da Bengasi ha parlato di «oltre 100 uccisi» solo tra le forze di Haftar. L’emittente ha citato fonti ospedaliere proprio a Bengasi, ma al momento non ci sono conferme ufficiali. Mentre l’emergenza umanitaria si aggrava. L’Onu stima siano oltre 16.000 gli sfollati in fuga dalle zone di combattimento, che vanno ad alimentare l’allarme profughi. Molte famiglie riparano in edifici disabitati oppure nelle strutture pubbliche, come le scuole. Le Nazioni Unite hanno avvisato che «il bombardamento di scuole, ospedali, ambulanze e aree civili è severamente proibito dal diritto internazionale umanitario». Il riferimento implicito è al bombardamento di sabato dei caccia di Haftar contro una scuola elementare deserta, ad Ain Zara, soli 15 km a sudest dal centro di Tripoli. Nell’area anche oggi riecheggiavano esplosioni e raffiche di armi pesanti, apparse molto distanti dal centro della città.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
14/04/2019 23:09:26


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