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Viaggio in Etiopia dei fratelli Spini, nel luogo dove hanno perso la vita i genitori

Il figlio Andrea: "Aver visto quel cratere è un modo per chiudere un cerchio"

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“Ci sentivamo di farlo e siamo partiti”. Visita lampo in Etiopia da parte di Andrea e Marco Spini, due dei figli di Carlo e Gabriella vittime del disastro aereo del 10 marzo scorso ad Addis Abeba quando il volo dell’Ethiopian Airlines, che doveva raggiungere Nairobi, si è schiantato al suolo provocando 157 morti. Tutto nel giro di poco più di quarantotto ore per vedere il sito dove si è consumata la tragedia: da Sansepolcro all’aeroporto internazionale di Roma Fiumicino per imbarcarsi nel volo diretto, giovedì sera, con destinazione Addis Abeba. “Era lo stesso che prendevano spesso babbo e mamma, è il più rapido e comodo – commenta Andrea Spini – anche noi lo avevamo utilizzato quando siamo andati giù. Ci siamo recati nel sito dove l’aereo si è schiantato: è tutto recintato e vigilato, possono accedere solamente le persone che sono autorizzate. Un enorme cratere quello apparso davanti ai nostri occhi dal diametro di circa 200 metri: l’aereo, dopo aver tentato una virata, è sceso in picchiata prima di schiantarsi al suolo di punta a una velocità elevata. Abbiamo incontrato anche l’Ambasciatore italiano in Etiopia e tutto il corpo diplomatico”. Sensazioni sicuramente forti quelle provate davanti a quei luoghi. “Siamo andati io e mio fratello Marco – aggiunge Andrea Spini – Elisabetta e Francesco, per vari impegni, non sono potuti venire. Aver visto quel cratere è stato un modo per chiudere un cerchio: è stato emozionante, quasi rasserenante nella sua grande drammaticità. Alla fine siamo stati in Etiopia un paio di giorni, abbiamo anticipato pure il volo di rientro tanto giù non c’era niente da fare”. Il volo ET302 dell’Ethiopian Airlines era partito da Addis Abeba il 10 marzo alle ore 8.38, ora locale, e si è schiantato al suolo appena sei minuti dopo vicino a Bishoftu. “Nel sito continuano le ricerche dei beni personali delle persone che erano a bordo dell’aereo: il terreno è cosparso di tantissimi pezzetti, come se fossero coriandoli. I cadaveri e i resti dei corpi recuperati si trovano invece tutti al St Paul’s Hospital di Addis Abeba, dove un team di esperti sta lavorando per effettuare tutte le varie comparazioni con i dna dei familiari, richiesti dalle autorità e inviati in breve tempo. Elementi importanti possono essere anche proprio i beni personali, i quali verranno poi incrociati con gli altri dati in possesso. Ci sono grandi difficoltà – conclude Andrea, il figlio di Carlo Spini e Gabriella Viciani – e ci vorranno ancora dai cinque ai sei mesi prima di avere delle risposte”. Intanto le autorità locali, nel rapporto preliminare delle indagini, rendono noto che l’incidente è stato causato da un problema al sistema antistallo del Boeing 737 max.

Redazione
© Riproduzione riservata
07/04/2019 12:29:11


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