Analisi sugli organi di Imane Fadil: non c’è evidenza di radioattività
Le prime verifiche sui campioni non escludono però ancora l’ipotesi dell’avvelenamento
Imane Fadil non è morta per avvelenamento da radiazioni. È quanto risulta dalle prime analisi, arrivate oggi, sui campioni dei tessuti degli organi prelevati alla 34 enne marocchina, morta il 1° marzo scorso dopo un mese di agonia all’ospedale Humanitas di Rozzano, nel milanese. L’inchiesta della Procura di Milano, con ipotesi di omicidio volontario, va avanti. Non è escluso che la donna possa essere stata avvelenata, e rimane aperta anche l’ipotesi della malattia rara. Entrambe le piste con “pari dignità”, come ha detto nei giorni scorsi il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano che segue l’indagine insieme al pm Luca Gaglio. A dare i primi risultati è stato un pool di esperti, guidati dal medico legale Cristina Cattaneo. Sabato dovrebbe esserci l’autopsia, a questo punto senza le precauzioni per le radiazioni. Al momento del ricovero, il 29 gennaio scorso, la giovane accusava forti dolori all’addome e altri sintomi compatibili con un avvelenamento.
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