Fallimento Banca Etruria: assolto Pierluigi Boschi
Il 19 marzo il destino degli altri 21 indagati
Nella brutta vicenda del fallimento di Banca Etruria, si riscontra l’archiviazione per il falso in prospetto per il “babbo” più famoso d’Italia: Pierluigi Boschi. Il padre dell’ex super ministra Maria Elena Boschi, con molta probabilità si vedrà archiviare anche l’accusa per la liquidazione dell’ex Dg Luca Bronchi. Il 19 marzo il presidente del tribunale di Arezzo, sarà chiamato a decidere sul futuro degli altri 21 indagati, fra cui i tre per i quali è stato poi chiesto il processo, cioè l’ex presidente Giuseppe Fornasari, Bronchi e il direttore centrale David Canestri, responsabile del risk management, cioè della struttura tecnica che si è occupata del doppio collocamento di subordinate del 2013, in estate e in autunno. Erano loro il consiglio d’amministrazione, è la prima impostazione della procura, erano loro i responsabili della redazione del prospetto che avrebbe contenuto informazioni ingannevoli per il mercato e quindi per i risparmiatori che sottoscrissero oltre 100 milioni di titoli. Dai fascicoli della Guardia di Finanza, emerge un verbale di Cda dell’aprile 2013 nel quale l’incarico di redigere il prospetto di collocamento per la Consob viene delegato al direttore generale Bronchi. I Pm allora correggono il tiro: responsabili delle eventuali false informazioni sono lo stesso Dg che avrebbe agito di concerto con Fornasari e con Canestri, la figura tecnica di riferimento. Di qui la scelta di chiedere il processo solo per loro, mandando in archivio tutti gli altri, mentre per il ricorso abusivo al credito scatta il proscioglimento generale, compresi dunque Fornasari, Bronchi e Canestri. I risparmiatori, gli unici che in questa vicenda sono i veri danneggiati, si attendono giustizia e vogliono sapere il perché la loro “banca del territorio” è andata in fallimento, quali sono le cause e i colpevoli. Perché una cosa è certa, errori ci sono stati e grandi, alla magistratura capire se i medesimi sono stati premeditati o meno.
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