Venezuela, l’opposizione: “I militari sparano al confine”. Almeno due morti e 14 feriti
Gli indigeni hanno sequestrato un generale dell’esercito ritenuto responsabile dell’attacco
Alla vigilia del giorno X, annunciato da Juan Guaidó per l’arrivo degli aiuti umanitari internazionali in Venezuela, la tensione è altissima ai confini del Paese, militarizzati e sigillati da Nicolas Maduro. Con i militari del regime chavista che sembrano pronti a restare fedeli al loro leader: non hanno esitato a sparare, uccidendo almeno due indigeni e ferendone un’altra decina, al confine con il Brasile. In quel varco, cioè, controllato dalla comunità dei Pemon pronta a bloccare i soldati. E mentre al confine della Colombia, il principale e simbolico punto di accesso dove ha annunciato la sua presenza anche il presidente autoproclamato Juan Guaidó, si alza la musica del concerto per un `ponte di speranza´ voluto dal filantropo Branson, il rischio che la situazione degeneri è reale. Tanto da registrare un appello del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, a «evitare ogni violenza».
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