L’affondo di May: avanti sulla Brexit. Ma a Westminster l’intesa non piace
Il governo traballa, si dimette anche il ministro Raab
Neanche il tempo di festeggiare l’accordo sulla Brexit con l’Ue che Theresa May si è trovata a dover affrontare un vero e proprio terremoto politico in quella che è stata la giornata più difficile della sua carriera. Il buongiorno ieri mattina è arrivato dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk (ha confermato il summit straordinario Ue domenica 25 novembre) che ha spento ogni entusiasmo tra chi esultava per il risultato raggiunto. «La Brexit è una situazione “lose-lose” dobbiamo lavorare per limitare i danni». E i danni, per la premier, non hanno fatto che aumentare con il passare delle ore. Alle 9 sono arrivate le dimissioni del responsabile della Brexit, Dominic Raab, l’uomo a cui era stato affidato il compito di gestire le trattative per il divorzio appena 5 mesi fa, dopo che il suo predecessore, David Davis, si era dimesso a sua volta. «Non posso sostenere in buona coscienza questo accordo», che «rappresenta una minaccia reale all’integrità del Regno Unito», ha spiegato. Dopo di lui hanno lasciato anche la segretaria di Stato per Lavoro, Esther McVey, e cinque sottosegretari. A Westminster, dove è intervenuta in mattinata per circa tre ore, May ha trovato un clima infuocato. Gli interventi hanno mostrato che l’Aula, almeno per il momento, non è con lei e che la premier dovrà faticare non poco se vorrà trovare i numeri per far passare l’accordo in Parlamento a dicembre.
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