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Raid russo in Siria, nuova strage di civili vicino a Idlib

Lo riferiscono i Caschi Bianchi: tra le vittime ancora donne e bambini

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Un raid russo nella provincia di Idlib, nel Nord-Ovest della Siria, ha causato la morte di almeno sei persone e il ferimento di altre decine, la maggior parte donne e bambini. Secondo i Caschi Bianchi, i volontari della Syria Civil Defence, gli attacchi hanno colpito i villaggi di El-Nukayyer e Oreynibe, vicino alla città di Khan Sheikhoun, già oggetto di un sospetto attacco chimico il 4 aprile del 2017. I base alle testimonianze raccolte dai Caschi Bianchi, che prestano opera di primo soccorso, i raid sarebbero stati eseguiti da jet russi. 

Il fronte di Idlib  

Da alcuni giorni l’aviazione russa ha ripreso i raid sul fronte nord-occidentale, e due giorni fa un cacciabombardiere Su-30 è precipitato in mare per un guasto tecnico. Fonti vicine all’opposizione siriana temono che i raid siano il preludio di una offensiva di terra, come nella periferia di Damasco due mesi fa, e temono anche «nuovi attacchi chimici», come quello del 2017 a Khan Sheikhoun e quelli più recenti nella periferia di Damasco.  

Le mosse della Turchia  

I fronte nordoccidentale è però particolarmente complicato. La provincia di Idlib è divisa fra due schieramenti ribelli in lotta fra loro. La zona rurale di Idlib, e la stessa Khan Sheikhoun è in mano ai miliziani islamisti di Hayat al-Tahrir al-Sham, l’ultima derivazione di quella che era l’Al-Qaeda siriana, poi divenuta Al-Nusra e che ora ha cambiato nome per inglobare anche combattenti meno estremisti. L’altro schieramento è costituito da gruppi alleati della Turchia, come Ahrar al-Sham, che hanno collaborato con l’esercito turco nell’occupazione del cantone di Afrin e di parte della provincia di Idlib. 

Guerra civili fra ribelli  

La Russia sostiene che i suoi raid colpiscono soltanto «gruppi terroristici» e quindi questa offensiva non viola gli accordi con la Turchia, che le garantiscono un’area di influenza nel Nord-Ovest della Siria. Ankara stessa ha dato un ultimatum al gruppo jihadista Hayat al-Tahrir al-Sham perché «si sciolga» e faccia confluire i suoi combattenti meno estremisti nelle formazioni sotto controllo turco. In provincia di Idlib è quindi in corso anche una guerra civile nella guerra civile, fra ribelli islamisti e no. 

I Caschi Bianchi  

Questa situazione rende ancor più difficile il lavoro dei Caschi Bianchi nella provincia di Idlib. I volontari hanno anche denunciato alla Cbs che i fondi dall’America sono stati «tagliati» da settimane. I Caschi Bianchi hanno ricevuto dal 2013 circa 32 milioni di dollari dall’Usaid, più altre decine dai governi britannico, olandese e di altri Paesi occidentali. Sono la più importante di una serie di Ong finanziate da Washington «per una transizione politica pacifica in Siria». Il mancato arrivo dei fondi ha messo in allarme i volontari, che temono un disimpegno degli Stati Uniti dalla Siria. 

Gli ispettori Onu lasciano Douma  

I Caschi Bianchi hanno avuto un ruolo decisivo nel denunciare due sospetti attacchi chimici a Douma, nella periferia di Damasco, lo scorso 7 aprile. Gli attacchi hanno innescato un raid di rappresaglia franco-britannico-americano e fatto aprire un’inchiesta da parte dell’Onu. Ieri gli ispettori dell’agenzia specializzata Opac sono tornati in Olanda con campioni prelevati dai due siti di Douma. I campioni saranno esaminati da laboratori in Europa. Si prevedono risultati in circa tre settimane. 

L’Isis resiste alla periferia di Damasco  

Con Douma e tutta la Ghouta orientale ormai in mano ai governativi, le truppe di Bashar al-Assad hanno lanciato l’assalto all’ultima sacca ribelle alla periferia di Damasca, attorno al campo palestinese di Yarmouk. Anche qui i ribelli erano divisi. I gruppi più moderati hanno accettato di essere trasportati nel Nord della Siria, nella zona sotto controllo turco. Oggi 30 pullman hanno portato via circa 2000 combattenti e famigliari dalle cittadine di Babila, Yalda e Beit Sahm. Nel campo di Yarmouk resiste invece l’Isis, con circa 1000 miliziani. I combattimenti hanno causato la morte in pochi giorni di circa 200 soldati governativi e miliziani palestinesi alleati, e altrettanti islamisti, più un numero imprecisato di civili. 

Secondo il responsabile dei Caschi Bianchi a Idlib, gli attacchi hanno colpito i villaggi di El-Nukayyer e Oreynibe nei pressi della città di Khan Sheikhoun. Tra i feriti ci sarebbero molte donne e bambini. Stando ad alcune fonti, i raid sarebbero stati eseguiti da jet russi.  

La Stampa
© Riproduzione riservata
05/05/2018 18:58:15


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