Opinionisti Giorgio Ciofini

Il professor Greci...

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Se l'aretinità si dovesse sostanziare 'n un omo, fra tutti i centomila d'Arezzo non poteva scegliere che il Greci. Era un prototipo, anzi il prototipo di come siamo fatti. Lo chiamavano tutti professore, non so manco di che, ma tanto non importa perché poteva fare anche il fruttivendolo, l'industriale o 'l mendicante, ma restava sempre il Greci. Non ricordo neanche il nome proprio, ma non serve. Per uno così anche l'impronte digitali e la prova del Dna sono inutili orpelli. Anche se non l'avevi mai visto, bastava guardallo per capire ch'era lui. Sul Greci non voglio nemmeno chiedere informazioni. E poi un c'è manco su Wikpedia e questo mi dispiace, perché 'n omo così meriterebbe d'essere famoso, anche se riconosco che da concittadino so' di parte. L'ho visto qualche volta per il Corso e qualch'altra a Teletruria. La sua aretinità bucava lo schermo e m'è rimasto impresso come un foglio di carta di Fabriano sotto 'l torchio del Gutemberg. Il Greci però non fu una copia e la su' mamma ruppe lo stampo come quella di Tommaso Sgricci. Era uno che le parole gliele dovevi strappare co' le pinze e quelle poche erano i rumori che precedono il tuono. il Greci non parlava, brontolava com'una cuccuma quando vien su 'l caffè. Ciaveva il filtro in gola, una strettoia tipo le forche caudine, un vaglio che stacciava le parole, perché ognuna ha un peso specifico e, prima di farla uscire da la bocca, va pesata e argirata da tutte le parti. Al Greci gli passava una lettera per volta. L'altre gli restavano impigliate ne le corde vocali come lische di pesce e, per estrarle, ci volevano le pinze che usavano i dottori d'una volta per fare le tonsille ai citti. Quest'afasia, questa ritrosia a parlare, ch'è l'opposto della logorrea de le donne, forse è una reazione d'autodifesa dovuta a millenni di vita domestica. Nella nostra tradizione rappresenta un tipo maschile, che tende a contare le sillabe e a parlare dell'essenziale. Al Greci le parole l'uscivano masticate e saporite come i piatti della nostra tradizione culinaria, di cui fu un cultore. Prima l'assaggiava, per vedere s'erano cotte al punto giusto e se c'era il sale. Il professore ne preferiva un pizzico in più, anche nelle pietanze. Fu uno storico della cucina aretina come il Guido Gianni, colorito come la Panzanella, che pretende un goccio d'aceto, ma si scioglie 'n un bicchiere di Chianti con l'amici. Era un uomo concreto, che non si perdeva in fronzoli e anche questo è un timbro aretino. Andava subito al sodo, da pronipote di generazioni forgiate dagli stenti quando, per sopravvivere, bisognava sparagnare anche l'aria e ogni parola in più era fiato sprecato. Anche per questo la voce l'usciva rada e a scoppi, com'a fare Piaggia del Murello in salita, ch'ogni tanto ti fermi a riprendere fiato e poi riparti si, ma brontolando, perché c'era bisogno di farla così ripida? Guardingo e sempr'acigliato come avesse un morto 'n casa, era scorbutico e un po'misantropo come tutti l'aretini i quali, anche s'hanno un cuore di pastafrolla, mostrano il contrario. Allergici ai complimenti se, per caso, gliene scappa uno controvoglia, poi li piglia lo shock anafilattico e tocca portalli di corsa al San Donato. Per me il Greci era un filosofo nato com'i concittadini, ciascuno dei quali ha un modo tutto suo di vedere il mondo. Amava la sua città al punto che, per lei, inventò anche il giocò dell'Oca col Saracino, perché un filosofo sa che ogni traguardo è una nova partenza e che ogni volta, nella vita, siamo punto e a capo.

Redazione
© Riproduzione riservata
31/10/2017 10:51:59

Giorgio Ciofini

Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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